ROMA
Arrestato il boss in fuga da Casalbordino
Si pente il figlio, in manette per un traffico di droga, e Mancuso scappa per paura di ritorsioni: trovato in una sala bingo di Roma
VASTO. È stato arrestato in una sala bingo di Roma il boss della ’ndrangheta fuggito lo scorso ottobre da Casalbordino, dove viveva in libertà vigilata all’interno di una comunità. Pantaleone Mancuso, 57 anni, capo dell’omonimo clan di Limbadi (Vibo Valentia), conosciuto come “Zio Luni” o “l’ingegnere”, ha presentato un documento falso ai poliziotti che erano sulle sue tracce. Ma sono bastati pochi minuti per accertare che quel signore con i modi gentili era un ricercato con un nome di assoluto peso. Il blitz è andato in scena mercoledì intorno alle 16. «Correte, c’è un ricercato al bingo di piazza Re di Roma»: la segnalazione, giunta al 113, ha fatto arrivare più volanti davanti alla sala giochi Codere Gaming Hall Re di via Siponto. Gli agenti si sono disposti intorno al locale, controllandone i punti di accesso. Inutile il tentativo di Mancuso di ingannare i poliziotti.
L’uomo ha un curriculum criminale di tutto rispetto e, in passato, si è dimostrato molto abile a far perdere le proprie tracce. Nel 2014 fu rintracciato in Argentina, a Puerto Iguazù, città di frontiera: aveva addosso un borsone con 100mila euro e stava tentando di entrare in Brasile con un bus turistico. Anche in quel caso aveva un documento falso. All’epoca era ricercato per associazione mafiosa e duplice tentato omicidio. Dopo l’estradizione, sparì di nuovo nel 2016 e fu intercettato a distanza di oltre un anno. In quel caso si era sottratto a una condanna lieve: 12 mesi da scontare nella casa di lavoro di Vasto. Lo scorso ottobre, quando ha fatto perdere ancora le sue tracce, “l’ingegnere” non aveva conti aperti con la giustizia. Era stato assolto in appello dall’accusa più pesante, quella di aver provato ad ammazzare la zia Romana Mancuso e il figlio della donna, Giovanni Rizzo. Il boss, considerato esponente di punta del casato mafioso di Limbadi, non era dunque sottoposto a misure cautelari restrittive dopo l’ultima pena scontata per essere stato riconosciuto responsabile di truffe su larga scala. Da qualche tempo, però, era stata disposta la libertà vigilata, considerando la caratura del personaggio. Eppure, da circa 5 mesi, Pantaleone Mancuso era sparito. Non era più rientrato nella struttura di Casalbordino dove era stato affidato. Così, dopo alcuni giorni, era stata diramata una nota di rintraccio.
C’è da chiedersi come mai il boss abbia deciso di scomparire dai radar così all’improvviso. La causa potrebbe essere il recente pentimento di suo figlio Emanuele. L’uomo, 30 anni, dopo l’arresto per un ingente traffico di droga, a luglio aveva deciso di collaborare con la Direzione distrettuale antimafia. Ieri, la fuga dell’ingegnere è finita: è stato arrestato per il documento farlocco presentato alla polizia.
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