Assistenza sanitaria «Chiodi sui tagli non sa un bel niente»

Sconcerto per l’intervento sull’Adi non sospesa agli utenti «Centinaia di pazienti senza cure dall’oggi al domani»

LANCIANO. Sconcerto e rabbia. Sono i sentimenti dei pazienti a cui da febbraio è stata sospesa l’assistenza domiciliare integrata, alle affermazioni del presidente della Regione, Gianni Chiodi. Il governatore, nel consiglio regionale di martedì, discutendo del caso Adi, ha dichiarato che «nessuna prestazione sanitaria è stata sospesa. Le prestazioni sono state ricondotte ai giusti regimi di erogazione senza nessuna interruzione degli stessi». A chiedere spiegazioni in merito alla interruzione del servizio a oltre mille pazienti, senza prima verificare l'appropriatezza delle prestazioni, è stato il consigliere regionale dei Verdi, Walter Caporale.

«Sono rimasto basito di fronte alla affermazione di Chiodi di un’assenza di interruzione del servizio», commenta Aldo Cerulli, segretario regionale di Cittadinanzattiva, che ha presentato un esposto con 16 denunce alla magistratura proprio sul caso del taglio dell’Adi in città, contestando il reato di interruzione di pubblico servizio con danno alla salute degli utenti. «La stessa dirigente del distretto, Rosa Borgia, ha precisato che aveva interrotto, per rimodulare, l’erogazione del servizio. Sono affermazioni senza senso quelle di Chiodi. Poi», aggiunge Cerulli, «sono perplesso anche in merito alla procedura seguita dal distretto per verificare i casi appropriati. Mi chiedo se sia corretto, a livello medico-legale, che l’inappropriatezza sia quella stabilita nel corso di una visita fatta da un sanitario di Francavilla, in assenza del medico di base e dei componenti dell’Uvm che hanno riconosciuto il diritto all’Adi. Inoltre, se veramente ci sono stati 785 casi impropri e si è in grado di dimostrarlo con valutazioni medico legali, siamo di fronte a una truffa ai danni dello Stato. Mi auguro che la magistratura proceda velocemente nelle verifiche».

«Chiodi non si rende conto di quello che dice», commenta M.F., familiare di due pazienti in Adi, «per due mesi i miei genitori sono rimasti senza Adi e le loro condizioni sono peggiorate. Tre giorni fa è stata in parte riattivata l’assistenza. Però, per la riabilitazione, di cui mia madre ha bisogno avendo l’artrite reumatoide, mi hanno detto di rivolgermi alle cliniche private. L’ho fatto, e mi sono sentita rispondere che dovrò attendere non so quanto perché sono pieni e perché non hanno abbastanza fondi per accettare tutti i pazienti che girerà loro la Asl. Ecco, signor Chiodi, qual è la situazione: servizi interrotti per due mesi, pazienti che sono regrediti e che ora, almeno per mia madre, dovranno aspettare che piova un posto dal cielo per muovere le gambe».

«Chiodi non si rende conto della realtà», attacca il vicesindaco Pino Valente, «dei disagi dei pazienti che hanno testimoniato, di fronte a centinaia di persone nel convegno sulla sanità organizzato in città la settimana scorsa, di essersi ritrovati dall’oggi al domani senza assistenza. Il caso di Maria Paola, affetta da sclerosi multipla, lasciata senza Adi e finita per questo due volte in ospedale, è eclatante. E purtroppo non caso isolato».

Di Adi si occuperà il 22 aprile il consiglio comunale. Servirà a qualcosa? «Servirà a preparare un’azione congiunta del consiglio», auspica Valente, «per aiutare le persone private ingiustamente di assistenza. Non difendiamo i furbi».

Teresa Di Rocco

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