Lanciano

Auto sul corteo, un morto e tre feriti. Le grida dell’investitore: «Si sono rotti i freni». Sarà indagato

26 Aprile 2025

La tragedia del 25 aprile a Lanciano. Sangue sulla manifestazione dell’Anpi, una sterzata all’ultimo secondo evita la strage. La disperazione di Umberto Miscia, ex direttore dell’Inps

LANCIANO. Il canto dei partigiani “Bella ciao” si è concluso da pochi minuti, quando un’auto piomba a tutta velocità sui manifestanti e stende un velo nero sulla festa della Liberazione. No, non è un attentato come ipotizzano le segnalazioni giunte nei primi minuti dopo la tragedia al numero di emergenza. È una tragica fatalità, che costa la vita a Gabriele Mastrangelo, 81 anni, carabiniere in congedo e volontario Auser, e provoca tre feriti, tra cui lo stesso conducente del mezzo che, dopo aver travolto con l’auto i partecipanti al corteo dell’Anpi, disperato urla: «Mi si sono rotti i freni». 

Doveva essere una giornata all’insegna della memoria e delle celebrazioni per l'80° della Liberazione. Invece, per la città medaglia d’oro al valor militare, il 25 aprile si è trasformato in tragedia. Il bilancio è di un morto, tre feriti e altri contusi vari, ma le conseguenze potevano essere più pesanti. Tutto succede a pochi minuti dalle 10,30. Mentre in centro storico si svolgono le celebrazioni istituzionali organizzate dal Comune, in ricordo del bombardamento del 20 aprile 1944 (l’81° anniversario è caduto quest’anno nel giorno di Pasqua e per questo è stato rinviato) e della liberazione dell’Italia dall’occupazione nazifascista, l'Anpi Lanciano, esponenti del centrosinistra locale e diversi cittadini si ritrovano in piazza Martiri Lancianesi, dove nel 1943 ha avuto inizio la rivolta degli Eroi Ottobrini.

Vengono deposti garofani rossi, letti brani sui partigiani e intonati canti della Resistenza. Al termine, i partecipanti si avviano verso il centro, per partecipare alla cerimonia istituzionale. La maggior parte dei manifestanti percorre via Del Torrione, per poi risalire in piazza D'Amico e raggiungere Palazzo degli Studi. È alla fine di questa strada, dopo una leggera curva a sinistra, che un’auto piomba a tutta velocità sul corteo.

Alla guida della Lancia Musa c’è Umberto Miscia, 79 anni, ex sindacalista Uil ed ex direttore provinciale dell'Inps. Poco prima era alla manifestazione dell’Anpi, dopo la quale si è spostato in macchina per raggiungere il parcheggio in centro. I testimoni raccontano di un’accelerata improvvisa, forte, anomala, e del conducente che improvvisamente sterza, buttandosi contro un’altra auto in sosta, una Chevrolet bianca regolarmente posteggiata in strada. Un botto fortissimo e poi le urla.

Due persone finiscono sulla traiettoria dell’auto impazzita. Rita Anna Rapino, 67 anni, ex dietista dell’ospedale, sta camminando sottobraccio a un’amica quando viene presa di fianco e sbalzata per alcuni metri fino a ricadere a terra. Gabriele Mastrangelo, 81 anni, ha la peggio: finisce prima sul cofano dell’auto, contro il parabrezza, e poi viene “lanciato” oltre un muretto di mattoni ed il guardrail che divide via Del Torrione da via Dell’Asilo. Le ferite, troppo gravi, non gli lasciano scampo. Altre persone vengono urtate dalla macchina centrata dalla Musa, ma senza gravi conseguenze. 

Il conducente della Musa, molto provato, non ricorda nulla dei momenti che hanno preceduto il violento urto. Miscia, trasportato dal 118 al pronto soccorso del Renzetti insieme all’altra ferita, soffrirebbe di diverse patologie. «A detta dei presenti, con cui ho parlato, ha perso il controllo della macchina. È diabetico, hanno ipotizzato che avesse avuto un calo ipoglicemico», racconta il sindaco Filippo Paolini, «in realtà, appena sceso dalla macchina gli hanno misurato la glicemia, stava bene. Però urlava “mi si sono rotti i freni”».

Sono queste due ipotesi, il malore o il guasto meccanico, su cui dovranno fare luce le indagini coordinate dal sostituto della Procura frentana, Miriana Greco. I rilievi sull’incidente sono stati eseguiti dal distaccamento di polizia stradale di Lanciano, diretto dal comandante Piero Fedele. Ma sulla scena dell’incidente stradale che ha funestato il 25 aprile ci sono tutti, polizia, carabinieri, vigili del fuoco e polizia locale per regolare la viabilità nella piazza, affollata anche di pellegrini e turisti.

Le celebrazioni, giunte all’incirca a metà del programma previsto, vengono sospese dal sindaco Paolini, che depone da solo gli ultimi fiori ai piedi della lapide che ricorda le vittime del bombardamento aereo del 1944 su piazza Plebiscito. La salma di Mastrangelo è stata trasferita all’obitorio dell’ospedale di Chieti, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Nelle prossime ore sarà disposto l’esame autoptico per chiarire le cause e la dinamica che hanno determinato il decesso dell’ex carabiniere.

Un fascicolo sarà aperto in Procura per il reato di omicidio stradale e vedrà iscritto nel registro degli indagati, anche come atto dovuto, il 79enne conducente della Lancia Musa. Entrambe le vetture sotto state sequestrate. Serviranno accertamenti tecnici per verificare la presenza di eventuali guasti meccanici. Notizie confortanti, intanto, arrivano dall’ospedale Renzetti. Le condizioni dei tre feriti non sono gravi e non richiedono il ricovero in reparto.

La consigliera comunale Marusca Miscia, che è stata sbalzata a terra dopo che l'auto ha travolto i manifestanti, ha rimediato un trauma a una gamba e, dopo le cure, è tornata a casa. Restano in osservazione breve al pronto soccorso gli altri due feriti: Umberto Miscia con un trauma toracico, mentre la tac non avrebbe rilevato fratture o lesioni per Rita Rapino. Restano indelebili negli sguardi i momenti di una tragedia al momento incomprensibile. Gabriele Mastrangelo lascia la moglie Fernanda, le due figlie e i nipoti. 

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