Bullismo, i 3 arrestati verso l’interrogatorio
Lanciano. Minacce, botte, estorsioni e rapina a un 16enne: domani e sabato sfilano dal gip Canosa
LANCIANO. Si terranno domani e sabato gli interrogatori di garanzia per i tre giovani arrestati dalla polizia per le minacce e le botte a un sedicenne, al quale per un anno hanno spillato soldi. I tre, tutti di Lanciano e appartenenti a famiglie di etnia rom, sono accusati in concorso tra loro di estorsione, rapina, violenza privata e lesioni aggravate. In carcere è finito Sante Guarnieri, 25 anni, rinchiuso a Chieti dove domani sarà ascoltato da remoto, poiché si trova in isolamento Covid; il fratello Kevin Guarnieri, 23 anni, è agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico e sabato comparirà davanti al gip Massimo Canosa, in presenza nel tribunale di Lanciano. Il terzo destinatario della misura cautelare è un quindicenne, collocato in una comunità per minori e che sarà ascoltato domani, in presenza, nel Tribunale per i minorenni dell'Aquila. Tutti e tre sono assistiti dall'avvocato Vincenzo Menicucci.
Come accertato dalla sezione anticrimine del commissariato, coordinata dalla dirigente Lucia D'Agostino, per mesi i tre bulli hanno vessato il sedicenne con continue richieste di piccole somme di denaro, accompagnate da botte e minacce. Ogni volta che lo incontravano per strada non perdevano occasione per spillargli i soldi, monete oppure banconote da 5 e 10 euro, a seconda di quello che il ragazzo si trovava in tasca. A fine novembre scorso, per aver detto no ai suoi aguzzini, il sedicenne è stato picchiato al campo sportivo Di Meco, nel quartiere Santa Rita, ed è finito in ospedale con 7 giorni di prognosi per lesioni al volto e alla testa. Dopo questo episodio ha trovato il coraggio di denunciare tutto alla polizia. Importanti, per arrivare ai provvedimenti cautelari, sono state anche le testimonianze raccolte nel quartiere, dove residenti e commercianti sono esasperati da continui episodi di soprusi, microcriminalità e degrado legati proprio alla presenza di alcune famiglie rom. «Finiscono dentro ma poi tornano liberi, magari più incattiviti», dice un commerciante, «per cambiare la percezione della sicurezza in questo quartiere servono più telecamere e la presenza costante delle forze dell'ordine».
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