Un Simil Jack Russel come il cane salvato dai carabinieri forestale a Chieti

CHIETI

Cane legato per giorni con la catena alla ringhiera: scattano denunce e sequestro

Maltrattamenti di animali: i carabinieri forestale intervengono su delega della Procura e dopo l'esposto dell'associazione Lida prelevano il Simil Jack Russel

CHIETI. Legato alla ringhiera con una catena molto corta e privato della possibilità di muoversi liberamente. Sono le condizioni con cui è stato tenuto per giorni un cane Simil Jack Russel e che hanno i carabinieri forestale a spiccare due denunce per maltrattamenti di animali e a sequestrare il cane. Il Simil Jack Russel è stato portato nel canile di Ortona, in custodia giudiziale dell’associazione animalista Lida (Lega italiana dei diritti dell’animale).

Era stata proprio l'assocoazione a segnalare il caso per il quale la Procura di Chieti ha fatto eseguire il decreto di sequestro ai militari del Nucleo carabinieri forestale di Lanciano ritenendo che le condizioni determinavano al cane, "per crudeltà o senza necessità, inutile sofferenza e potenziale pericolo per la salute".

"Sebbene la detenzione alla catena costituisca un illecito amministrativo", si legge in una nota dell'Arma dei carabinieri forestale, "laddove la condotta sia continuativa e rechi sofferenze per l’animale si configura il delitto di maltrattamento, previsto dall'art. 544-ter del codice penale: "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi o con la multa da 5mila euro a 30mila euro".

Sul punto, recentissime sentenze della Cassazione denotano una sempre maggiore sensibilità nei confronti degli animali di affezione; ad esempio, si è pervenuti alla condanna di un “uomo che aveva collocato e custodito, per tempi prolungati, un cane di razza bull terrier in un ambiente tale da non consentire all’animale di potersi muovere liberamente e, quindi, inadatto alla sua naturale esistenza, in quanto rinchiuso all’interno di uno spazio di dimensioni estremamente anguste, delimitato da una rete, e legato ad una catena di soli 120 centimetri, tanto da cagionargli lesioni consistite in piaghe infette agli arti posteriori, verosimilmente causate da decubito sulla pavimentazione, nonché dermatiti di varia natura”.