Chieti: per medici e Inps è invalida, ma lei si alza dalla carrozzina
Scoperto l'imbroglio di un'anziana di 85 anni a processo per truffa aggravata: per 5 anni ha intascato 31mila euro di pensione di accompagnamento
CHIETI. Per l’Inps era un’invalida «incapace di deambulare senza aiuti». Ma i carabinieri hanno scoperto l’imbroglio, perché quell’anziana di 85 anni camminava benissimo da sola: faceva la spesa al supermercato del suo paese, Torrevecchia Teatina, e attraversava la strada in totale autonomia. Al momento delle visite di controllo, però, ingannava la commissione medica presentandosi sulla sedia a rotelle. Ora la falsa invalida, E.R., è finita sotto processo con l’accusa di truffa aggravata e continuata: per oltre 5 anni ha intascato, senza averne titolo, quasi 31mila euro di assegni di accompagnamento. Le indagini, coordinate dal pm Lucia Anna Campo, sono state portate avanti dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della procura, diretti dal maresciallo maggiore Giovanni Esposito.
LA DENUNCIA. Tutto comincia da una denuncia anonima arrivata alla Asl. I militari dell’Arma monitorano per giorni la zona in cui vive la presunta furbetta finché, una mattina, notano E.R. sul sedile passeggero di un’auto guidata da un uomo, che si scoprirà poi essere il figlio. Quando quella macchina si ferma, l’anziana scende da sola e raggiunge uno studio dentistico con passo sicuro. La scena si ripete all’uscita, ma non solo: a distanza di pochi minuti, l’anziana scende di nuovo dall’auto senza l’aiuto di nessuno ed entra negli uffici del Comune dopo aver attraversato la strada. Della sedia a rotelle – quasi inutile dirlo – non c’è traccia. Gli investigatori fotografano e filmano tutto. E gli indizi raccolti sono più che sufficienti per denunciare la falsa invalida.
LA VISITA. Il 20 febbraio del 2017 E.R. dev’essere sottoposta alla visita di controllo nell’ambulatorio dell’Inps di Chieti, al Theate Center. E stavolta ad attenderla, nel parcheggio, ci sono anche i carabinieri in borghese. L’anziana arriva in auto, accompagnata dal marito e da una donna: scende in totale autonomia e rimane in piedi per tutto il tempo necessario per sistemare la carrozzella. Poi si siede: a spingerla fino alla sala d’attesa è l’accompagnatrice. Dopo la visita, sempre rimanendo sulla sedia a rotelle, l’85enne viene riaccompagnata nell’auto che riparte verso Torrevecchia. Una volta arrivata davanti casa, si ripropongono le immagini di sempre: la finta invalida rientra nella sua villetta senza avere bisogno di alcun sostegno. Nei giorni successivi i carabinieri ascoltano in paese più testimoni. Così emerge che E.R. fa una vita normale: qualche volta l’hanno vista utilizzare un bastone o le stampelle, ma mai la sedia a rotelle.
I CERTIFICATI. Gli investigatori acquisiscono dall’Inps la documentazione medica che riguarda l’indagata. Viene fuori che l’anziana percepisce l’indennità di accompagnamento dal febbraio del 2012. Due anni prima la sua domanda era stata rifiutata, ma lei aveva fatto ricorso in tribunale. E il consulente tecnico nominato dal giudice aveva ribaltato la decisione dopo aver visitato la donna, che si era presentata su una carrozzella spinta dal figlio «il quale faceva intendere come la propria madre fosse affetta da deterioramento mentale», scrive il pm Campo sul capo d’imputazione. Fatto sta che, scoperta la truffa, gli assegni di accompagnamento sono stati bloccati dal primo aprile del 2017.
IL PROCESSO. Mercoledì scorso il caso è arrivato davanti al giudice Isabella Maria Allieri, che ha rinviato a giudizio la falsa invalida, assistita dall’avvocato Claudia Palmieri. Il processo inizierà il 23 aprile.
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