Comuni morosi niente stipendi ai dipendenti Civeta

Cupello, ritardi nei pagamenti dei debiti sui rifiuti Il sindaco: «La Regione non concede i contributi promessi»
CUPELLO. I comuni consorziati non pagano e il Civeta, a corto di liquidi, rischia di non retribuire gli stipendi al personale. È in sofferenza il Consorzio intercomunale del Vastese che gestisce l’impianto di compostaggio e di riciclaggio di Valle Cena. Tra gli operatori ecologici si è sparsa la voce che non verranno pagati gli stipendi. Dal presidente del consiglio d’amministrazione, l’avvocato Massimo Sgrignuoli, non arrivano né conferme, né smentite. Il manager si trincera dietro un perentorio “no comment”.
Chi parla invece è il sindaco di Cupello, Angelo Pollutri, che punta l’indice contro la Regione. «I dipendenti non devono preoccuparsi, gli stipendi non sono a rischio, ma è evidente che il Civeta, unica struttura pubblica in Abruzzo, vive uno stato di sofferenza», dice il primo cittadino del comune che ospita l’impianto, «gli unici a rispettare l’accordo di programma stipulato nel 2009 con la Regione sono stati i comuni consorziati che hanno aumentato le tariffe per lo smaltimento dei rifiuti. È invece ancora latitante l’ente regionale che non ha erogato i contributi promessi, cioè il milione di euro dell’accordo di programma e le 350 mila euro dell’intervento strategico. Anche la Provincia si è defilata sui fondi Fas relativi al potenziamento della raccolta differenziata», aggiunge Pollutri, «morale della favola: il Civeta continua ad anticipare i soldi, mentre i comuni, che sono ormai allo stremo, sono ancora alle prese con il pagamento dei debiti maturati a suo tempo con il Consorzio di Cerratina di Lanciano. La Regione, che quando scoppia una emergenza manda i rifiuti sempre nello stesso posto, la deve smettere di fare il gioco delle tre carte», conclude il sindaco di Cupello.
L’accordo di programma ricordato da Pollutri venne siglato quattro anni fa sull’onda dell’emergenza scattata in seguito alla chiusura della discarica annessa all’impianto di Valle Cena. Di fronte ai cancelli chiusi i comuni si videro costretti a trasferire il pattume a Cerratina, sopportando costi altissimi che si tradussero nell’aumento della Tarsu, la tassa sui rifiuti solidi urbani. Il piano di salvataggio prevedeva un milione di euro per il potenziamento di Valle Cena, in cambio dell’adeguamento delle tariffe, ritenute troppo basse.
Il percorso individuato dalla Regione e dai comuni consorziati doveva servire a risollevare le sorti dell’ente che nel 2009, quando venne siglato l’accordo, era sull’orlo del collasso finanziario con una esposizione debitoria di cinque milioni di euro.
Anna Bontempo
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