genitori uccisi

Del Vecchio ci ripensa ancora e non parla ai giudici

VASTO. Ancora una volta ci ha ripensato. Marco Del Vecchio, 38 anni, l’operaio vastese accusato di avere ucciso il padre Emidio (72 anni) e la mamma Adele Tumini, 68 anni, con più di cento...

VASTO. Ancora una volta ci ha ripensato. Marco Del Vecchio, 38 anni, l’operaio vastese accusato di avere ucciso il padre Emidio (72 anni) e la mamma Adele Tumini, 68 anni, con più di cento coltellate, ha preso parte all’udienza di incidente probatorio che si è tenuta ieri mattina a Palazzo di giustizia facendo scena muta. L’accusato, contrariamente a quanto annunciato alla vigilia dell’udienza, non ha fatto alcuna dichiarazione. Lo sguardo fisso sui giudici, non ha mai girato la testa per incrociare lo sguardo della sorella Nicoletta a pochi metri da lui. Nè l’ha salutata. Nessuna emozione nè espressione.

Immobile, ha ascoltato le dichiarazioni del suo avvocato, Raffaele Giacomucci, che ha prodotto in aula un certificato del Sert che attesta seri problemi di salute di cui l’indagato soffrirebbe. Problemi rimarcati dal perito Francesco Bruno.

Diametralmente opposte le considerazioni del perito della Procura, Ferruccio Canfora e della criminologa Roberta Bruzzone, perito della parte civile. «Del Vecchio non ha alcun disturbo», ha ripetuto l’avvocato Gianni Menna, legale di Nicoletta Del Vecchio. «È socialmente pericoloso. La droga non c’entra nulla. È una storia pregressa. Da quando è in carcere non ha mai avuto crisi nè assunto farmaci», ha ribadito Menna.

Il Gip ha acquisito la documentazione aggiungendola al memoriale scritto dall’indagato e in attesa dei risultati delle analisi del Ris ha rimesso tutto nelle mani della Procura. A questo punto l’ultima parola spetta ai giudici. Del Vecchio resta comunque in carcere. L’uomo sostiene di essere innocente. Dichiara che all’ora del delitto era altrove, ma non aggiunge altro. È evidente che le tracce ritrovate sui coltelli e sullo spazzolone con cui è stata ripulita accuratamente la casa dei genitori dopo il duplice omicidio (i corpi delle vittime erano avvolti in una coperta e nascosti sotto il letto della stanza di Marco Del Vecchio), saranno fondamentali. Se su quegli oggetti dovesse essere trovato il Dna dell’operaio, l’indagato rischia l’ergastolo. (p.c.)

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