Di Paolo: la Berardi in balia dei vandali

I timori dell’ex vicesindaco: la ex caserma potrebbe diventare ricettacolo di microcriminalità

CHIETI. Dal primo gennaio la caserma Berardi, che fino a settembre scorso ha ospitato il 123° Reggimento fanteria, non sarà più controllata dai vigilanti che finora ne hanno garantito la sicurezza. È l’allarme lanciato da Bruno Di Paolo, segretario di Giustizia sociale ed ex vicesindaco dell’amministrazione Di Primio. «La grande struttura di vari ettari quasi al centro di Chieti», spiega Di Paolo in una nota, «oltre a restare vuota sarà privata di controlli da parte dell’esercito italiano e quindi in balia dei vandali». L’esercito ha dato l’addio alla città lo scorso 27 settembre, con una cerimonia toccante che ha segnato l’ennesimo colpo inferto alla città di Chieti. Dal 2013 la Berardi resterà abbandonata.

«Se non si interviene immediatamente», incalza il segretario di Giustizia sociale, «la storica struttura rischierebbe di diventare un ricettacolo di microcriminalità e sbandati di vario genere, che oltre a procurare enormi problemi alla collettività dal punto di vista igienico sanitario potrebbe anche favorire la possibilità che la caserma venga destinata a centro di prima accoglienza per i tanti extracomunitari che giungono sulle coste italiane con i barconi della speranza». Una possibilità che secondo Di Paolo «rimbalza, seppur sottovoce, da varie parti». Per lui questa eventualità «sarebbe l’ennesimo scempio a danno di Chieti che andrebbe a vanificare tutto il lavoro portato avanti dal Comando generale dei carabinieri per concentrare all’interno della caserma quasi tutte le proprie attività». E nell’allertare sul rischio di abbandono della Berardi, l’ex vicesindaco non risparmia frecciate al primo cittadino, da cui si è accomiatato un mese fa con toni poco sereni.

«Mi auguro che il sindaco pro tempore di Chieti», dice, «riesca in quella che pare non essere una sua peculiarità, la tempestività. Almeno per una volta, anziché preoccuparsi di come prendere la scena all’ultimo per godere del lavoro altrui, come nel caso del riordino delle province, provi concretamente a far valere la sua figura da sindaco».(f.r.)

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