Umberto Di Primio, sindaco di Chieti

CHIETI

Di Primio tratta fino all'ultimo, ma resta sindaco

Chiede a Forza Italia un posto in Consiglio regionale o un incarico blindato, poi ritira le dimissioni. Agli assessori comunali annuncia il rimpasto: è già scontro

CHIETI. Ha trattato fino alla fine: un posto assicurato da consigliere regionale subito o dal 2020 un incarico blindato. Poi, la scelta di restare sindaco. Per Umberto Di Primio, ieri, è stata una giornata infinita. Messa nel cassetto la candidatura a presidente della Regione, il sindaco ha provato a candidarsi, come consigliere regionale, fino all’ultimo minuto trattando personalmente con i vertici di Forza Italia: ha giocato tutte le sue carte fino a poco prima della mezzanotte, termine ultimo per ritirare le dimissioni. Per restare sindaco, Di Primio avrebbe chiesto un patto d'onore alla sua maggioranza e, allo stato maggiore di Forza Italia, assicurazioni per un incarico futuro. 

SEMPRE AL TELEFONO. Chieti ha atteso fino alle 4,54 la decisione di Di Primio, che si era dimesso il 14 settembre scorso per tentare di candidarsi con la casacca di Forza Italia salvo poi subire la doccia fredda del ritorno di Fratelli d’Italia. L'annuncio su Facebook con un lungo post tra analisi politica e rabbia per la candidatura sfumata: «Non nascondo il disappunto per aver ancora una volta dovuto accettare scelte calate dall’alto. Prima alle politiche cedendo collegi, oggi lasciando che altri decidano su chi deve governare la regione. Forse una registrata (dopo le elezioni) alla classe dirigente locale (della quale evidentemente faccio parte anch’io) andrebbe data». Ieri è stata una giornata convulsa, passata tra telefonate fiume e incontri, in cui Di Primio le ha tentate proprio tutte. Una giornata iniziata alle 7,30 in diretta, di fronte alle telecamere di "Buongiorno Regione" per parlare del Teatro Marrucino e attaccare la Regione che, in un anno, non è riuscita a versare i fondi promessi: 500mila euro non ancora arrivati e la beffa del teatro chiuso nell’anno del Bicentenario. Ma dopo la trasmissione, chi si è trovato davanti Di Primio, ha visto il sindaco tirato, scuro in volto e senza tanta voglia di parlare. Le parole, Di Primio le ha tenute tutte per le telefonate, anche con i grandi nomi della politica; per gli incontri riservati con i dirigenti di Forza Italia; e per il dibattito delle 18, nella sala consiliare della Provincia, con Stefano Parisi in cui si è parlato di «L’Italia e l’Abruzzo hanno bisogno di crescita». Un dibattito, quello con Parisi, convocato da oltre un mese in cui, secondo i piani, Di Primio avrebbe dovuto parlare da candidato governatore del centrodestra ma non è andata proprio così. 

IL RIMPASTO È SERVITO. Poi, a partire dalle 19,30, il sindaco ha convocato la maggioranza, sia consiglieri che assessori, nel suo ufficio al primo piano del municipio: non è stato un incontro di cortesia tra pacche sulle spalle e incoraggiamenti per comunicare la scelta di andare avanti, ma una riunione al veleno che si è trascinata per quasi due ore. Una resa dei conti in cui si è parlato anche della possibile e imminente «revisione» della giunta: dopo la candidatura sfumata, Di Primio sarebbe orientato a dettare regole nuove «per proseguire il nostro cammino». Tanto che, poco prima della riunione di ieri, ha ordinato agli assessori di presentarsi con una «relazione dettagliata» di riepilogo delle attività portate a termine dal settore: un modo per misurare la produttività degli assessori e scartare, quindi, i meno efficienti. Una vendetta contro chi si è schierato contro di lui nell’ultimo periodo? Di certo, il prezzo di una candidatura auspicata per mesi e mesi e poi naufragata sarà pagato da qualcuno: a Chieti potrebbe aprirsi una lotta interna al centrodestra.

LA VIA DI USCITA. Per il sindaco, comunque, si potrebbe aprire anche un’altra strada: il presidente Pd della Provincia Mario Pupillo è in scadenza di mandato e, il 31 ottobre, ci saranno le elezioni. Entro l’11 ottobre, alle 12, i sindaci interessati potranno presentare la loro candidatura. A Di Primio è stato chiesto di candidarsi: il sindaco avrebbe rifiutato ma c’è una settimana per trattare e, con i 20 milioni di fondi Masterplan da gestire, anche la Provincia bistrattata torna a essere un ente di potere.

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