CHIETI
Esposto di un'avvocatessa contro il giudice Romandini
Legale contesta al giudice l’indebita ingerenza. Lui si difende: operato perfettamente legittimo
CHIETI. Un esposto presentato dall’avvocato Luciana Di Nardo del Foro di Chieti chiede al Consiglio superiore della magistratura di indagare sull’operato del presidente della sezione civile del tribunale di Chieti, Camillo Romandini.
Il magistrato, che l’11 settembre dovrebbe trasferirsi nella capitale come consigliere della Corte d’appello di Roma, è accusato di condotta contraria ai canoni deontologici. Il comportamento etico scorretto sarebbe consistito in una ingerenza in un giudizio di appartenenza di un altro magistrato dello stesso tribunale che si stava occupando di un caso relativo a un’azione di risarcimento danni. Secondo i ricorrenti, il fine era quello di condizionarne la decisione. Il tutto per favorire un personaggio politico locale, ma noto a livello nazionale. «Il dottor Romandini», spiega l’avvocato Di Nardo, «avrebbe prevaricato il giudice titolare, disponendo inopportunamente ed illegittimamente, senza urgenza, senza motivazione valida e al di fuori delle ipotesi previste dalla legge, la custodia in cassaforte del fascicolo di parte attrice - patrocinato dalla medesima difesa -, verosimilmente per favorire il convenuto: personaggio politico cittadino, noto alle cronache nazionali». Il provvedimento è stato portato dall’avvocato Di Nardo a conoscenza del presidente del tribunale di Chieti, Geremia Spiniello, con richiesta di accertamento sulla opportunità e legittimità dell’operato di Romandini. Altro esposto è stato presentato dalla stessa difesa, ora al vaglio delle autorità competenti, contro il Ctu (Consulente tecnico d’ufficio) contabile, nominato nello stesso giudizio, «per aver rilasciato dichiarazioni non rispondenti al vero, in favore del convenuto». Sentito dal Centro, Romandini risponde attraverso il suo avvocato, il professor Giovanni Di Giandomenico, già docente di diritto privato alla d’Annunzio e ora preside della facoltà di giurisprudenza dell’università telematica Pegaso. «Vorremmo ricordare che il caso è stato sottoposto al presidente del tribunale di Chieti che ha aperto un’inchiesta», ha spiegato Di Giandomenico, «e l’ha chiusa attestando che l’operato di Romandini era perfettamente legittimo e che tutto si è svolto in maniera regolare». (a.i.)
Il magistrato, che l’11 settembre dovrebbe trasferirsi nella capitale come consigliere della Corte d’appello di Roma, è accusato di condotta contraria ai canoni deontologici. Il comportamento etico scorretto sarebbe consistito in una ingerenza in un giudizio di appartenenza di un altro magistrato dello stesso tribunale che si stava occupando di un caso relativo a un’azione di risarcimento danni. Secondo i ricorrenti, il fine era quello di condizionarne la decisione. Il tutto per favorire un personaggio politico locale, ma noto a livello nazionale. «Il dottor Romandini», spiega l’avvocato Di Nardo, «avrebbe prevaricato il giudice titolare, disponendo inopportunamente ed illegittimamente, senza urgenza, senza motivazione valida e al di fuori delle ipotesi previste dalla legge, la custodia in cassaforte del fascicolo di parte attrice - patrocinato dalla medesima difesa -, verosimilmente per favorire il convenuto: personaggio politico cittadino, noto alle cronache nazionali». Il provvedimento è stato portato dall’avvocato Di Nardo a conoscenza del presidente del tribunale di Chieti, Geremia Spiniello, con richiesta di accertamento sulla opportunità e legittimità dell’operato di Romandini. Altro esposto è stato presentato dalla stessa difesa, ora al vaglio delle autorità competenti, contro il Ctu (Consulente tecnico d’ufficio) contabile, nominato nello stesso giudizio, «per aver rilasciato dichiarazioni non rispondenti al vero, in favore del convenuto». Sentito dal Centro, Romandini risponde attraverso il suo avvocato, il professor Giovanni Di Giandomenico, già docente di diritto privato alla d’Annunzio e ora preside della facoltà di giurisprudenza dell’università telematica Pegaso. «Vorremmo ricordare che il caso è stato sottoposto al presidente del tribunale di Chieti che ha aperto un’inchiesta», ha spiegato Di Giandomenico, «e l’ha chiusa attestando che l’operato di Romandini era perfettamente legittimo e che tutto si è svolto in maniera regolare». (a.i.)