Ex bidella impiccata in garage, l’accusato si affida al super perito 

La difesa di Di Nunzio incarica Marco Perino di analizzare l’audio che inchioda il marito della 60enne Il consulente è noto per le partecipazioni a programmi tv. Dal 10 maggio il processo in Corte d’Assise

LANCIANO. Una controperizia sull’audio con le ultime parole di Annamaria D’Eliseo per provare a smontare la “prova regina” che incastra Aldo Rodolfo Di Nunzio per la morte della moglie. La difesa dell’ex ispettore dei vigili del fuoco si affida al perito fonico forense Marco Perino, di Biella, più volte consulente della trasmissione televisiva di Rete 4 “Quarto grado”, per importanti casi di cronaca nazionale come la strage di Erba, di cui analizzò l’audio del superstite e supertestimone Mario Frigerio.
Il 10 maggio inizia il processo in Corte d'Assise, a Lanciano, in cui Di Nunzio, 71 anni, è imputato di uxoricidio. Parti lese sono i cinque figli della coppia, patrocinati dall’avvocato Elisabetta Merlino. Annamaria D’Eliseo, collaboratrice scolastica di 60 anni, è stata trovata morta, con un filo elettrico intorno al collo, nella cantina-garage dell’abitazione di via Iconicella il 15 luglio 2022. Il marito ha sempre sostenuto la tesi del gesto volontario. La svolta sul giallo è arrivata solo diciotto mesi dopo, l’11 gennaio scorso, con l’arresto dell’uomo. A incastrare Di Nunzio è stato un audio di sei secondi registrato dal microfono delle telecamere di videosorveglianza esterne alla villetta che, secondo la procura di Lanciano, cattura gli ultimi istanti di vita di Annamaria mentre viene strangolata. «No, lasciami, lasciami, no»: sarebbero le parole di supplica della donna al presunto assassino – in casa quel giorno c’erano solo i due coniugi – contenute nei frammenti analizzati dal consulente informatico della procura, Christian Franciosi, e dalle quali è scaturita la richiesta di carcerazione. Una perizia che oggi la difesa dell’ex vigile del fuoco, trasferito prima di Pasqua nel carcere di Teramo, mette in discussione.
«Secondo noi la perizia della procura presenta punti discutibili», sostiene l’avvocato Alberto Paone che nel frattempo ha affiancato la collega aquilana Silvia De Santis, «per questo abbiamo nominato un consulente di parte, al quale abbiamo inviato il materiale e chiesto di rimettere un rapporto. A nostro parere evidenze della colpevolezza di Di Nunzio ad oggi non ci sono e il nostro assistito si è sempre definito innocente. La stessa richiesta di carcerazione si fonda solo sulla perizia fonica, mentre inizialmente era stata rigettata sia dal Gip del tribunale di Lanciano sia dal Riesame dell'Aquila».
Per la procura, invece, l’imputato ha afferrato al collo la moglie e con l’utilizzo di un filo elettrico di colore giallo-verde, del diametro di 2,5 millimetri, l’ha stretta con forza cagionandone la morte all’interno della cantina-garage della loro villa, per poi simularne il suicidio. Tra gli altri indizi a carico di Di Nunzio, ci sono le perizie tecniche dei carabinieri del Ris eseguite sui cavi elettrici trovati intorno alla gola della vittima.
©RIPRODUZIONE RISERVATA