False licenze dei taxi Roma e Anar parti civili
Cominciato il processo col giudizio immediato per l’associazione per delinquere Ammessi come enti lesi il Comune capitolino e il sodalizio degli autonoleggiatori
LANCIANO. Il Comune di Roma e l’associazione di autonoleggio Anar si sono costituiti parte civile nel processo ai tre arrestati per il giro di false licenze per noleggio di autoveicoli con conducente a San Vito.
Prima udienza, ieri, per Agostino Forte, 45 anni, titolare della Airport Shuttle bus, Fabio Falasca, 45, titolare della Blu car autonoleggio, entrambi di Roma e originari di Schiavi d’Abruzzo, e Sebastiano Di Maria, 43 anni, di Manoppello, che faceva da intermediario tra Roma e l’Abruzzo. La Procura di Lanciano, la prima a incardinare un processo sul giro di false autorizzazioni che ha toccato diverse parti d’Italia (un’inchiesta c’è anche a Pescara), ha chiesto per i tre il giudizio immediato per quanto riguarda i reati di associazione a delinquere, falso ideologico in atto pubblico (contestato ai due noleggiatori romani) e falsità in scrittura privata (contestato a Di Maria). Per i reati di abuso d’ufficio e corruzione, di cui sono accusati anche l’ex funzionario del Comune di San Vito, Angelo Bianco, e il padre Antonio, i tre saranno giudicati in un diverso procedimento.
Nella fase introduttiva del processo, ieri mattina, si sono costituiti parte civile Roma Capitale, l’Anar e un noleggiatore privato, questi ultimi due soggetti rappresentati dagli avvocati Alessandro Marcucci e Fabio Ramacci del foro di Roma. Il collegio del tribunale di Lanciano, presieduto da Ciro Riviezzo, ha inoltre respinto la richiesta di illegittimità e di revoca del decreto di giudizio immediato del Pm, Ruggiero Dicuonzo, presentata dai difensori dei tre arrestati (solo Forte era presente in aula). L’udienza è stata quindi aggiornata al 3 luglio prossimo, quando saranno ascoltati i testi del pubblico ministero.
Quello frentano viene considerato un processo-pilota nello scandalo delle false autorizzazioni per noleggio di auto con conducente, scoppiato in diverse città italiane. Dalle varie inchieste è emerso che per ottenere le licenze, che nelle grandi città hanno un costo elevato, le società di trasporto private si rivolgessero a piccoli comuni, dove funzionari compiacenti firmavano le autorizzazioni e stipulavano contratti fittizi di usufrutto per le autorimesse che dovevano necessariamente trovarsi nel territorio comunale.
Negli stessi posti i noleggiatori avrebbero dovuto iniziare l’attività, invece le auto con le licenze rilasciate in Abruzzo confluivano tutte a Roma o a Napoli. È quello che sarebbe successo anche al Comune di San Vito, dove le licenze contestate sono 52, rilasciate dal 2007 al marzo 2012, un sistema che agli indagati fruttava almeno 30 mila euro l’anno.
Stefania Sorge
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