Gruppo Angelini, ultimatum Asl
Dieci giorni per mettere a norma le case di riposo. Dossier in Procura.
CHIETI. Il verbale di ispezione della commissione d’inchiesta del Senato, fatta con i Nas e il dipartimento di prevenzione Asl sulle disastrose condizioni di alcune strutture di riabilitazione, (l’ex Paolucci e le Villette) di Villa Pini è arrivato ieri sul tavolo della procura. Le carte sulle carenze all’ex Paolucci e sul degrado alle Villette sono sul tavolo della sostituto procuratore Marika Ponziani. Intanto il dipartimento di prevenzione della Asl ha dato 10 giorni di tempo al gruppo Villa Pini per la messa a norma, dal punto di vista igienico-sanitario dell’ex Paolucci e di alcune della Villette, le strutture dietro la clinica.
Lo stesso dipartimento ha indicato la necessità di fare i lavori di adeguamento in assenza dei pazienti, perché gli interventi sono molteplici e complessi e non sarebbero compatibili con la loro permanenza. Per i pazienti il gruppo Villa Pini dovrà trovare un’adeguata sistemazione alternativa. All’ex Paolucci le carenze riscontrate sono strutturali, camere troppo piccole, ascensori non a norma, scala anticendio inadeguata, bagni senza luce e igieniche. Ieri mattina non ci hanno fatto entrare perché, ha detto la caposala, la struttura è privata (anche se sostenuta coi soldi pubblici) e «bisogna fare richiesta agli Angelini». Irrintracciabili. Le carenze strutturali della rsa della Pietra Grossa sono note da anni. Ma il divieto d’ingresso non ci ha impedito di fare capolino.
Sul ballatoio d’ingresso, a ridosso della inquinatissima strada che porta a Francavilla, come in una sala di attesa di una stazione, ci sono 20 ospiti. Ci guardano con curiosità. Una signora mette il dito sulla bocca come per dire di fare silenzio. Dentro, tra pareti scrostate, c’è un signore buttato su un divano davanti alla televisione che non guarda. Un altro ride mentre sui corridoio c’è una donna che tira a lucido i pavimenti. Da fuori si vedono le stanze, letti con lenzuola bianche, sedie di plastica rossa. Da una finestra si vede una donna su un letto, le gambe scoperte. Sola. Mentre ci avviciniamo alle villette, arrivano due «buttafuori». Invitano il fotoreporter ad andarsene. «E’ una questione di privacy».
Le villette sono contigue, in una si mangia, in un’altra si dorme e in un’altra si vede la televisione. Ci sono malati di mente cronici. Molti lavoratori le hanno definite lager. I Nas hanno trovato pipì e sangue dapperttutto. Nonostante l’indefesso lavoro degli infermieri, senza presidi, né medicine, né guanti, gli ospiti vivono come vegetali. In un piccolo terrazzino si vede una donna, forse un uomo che passeggia su e giù. Enevitabile evocare il capolavoro di Forman: «Qualcuno volò sul nido del cucùlo».
Lo stesso dipartimento ha indicato la necessità di fare i lavori di adeguamento in assenza dei pazienti, perché gli interventi sono molteplici e complessi e non sarebbero compatibili con la loro permanenza. Per i pazienti il gruppo Villa Pini dovrà trovare un’adeguata sistemazione alternativa. All’ex Paolucci le carenze riscontrate sono strutturali, camere troppo piccole, ascensori non a norma, scala anticendio inadeguata, bagni senza luce e igieniche. Ieri mattina non ci hanno fatto entrare perché, ha detto la caposala, la struttura è privata (anche se sostenuta coi soldi pubblici) e «bisogna fare richiesta agli Angelini». Irrintracciabili. Le carenze strutturali della rsa della Pietra Grossa sono note da anni. Ma il divieto d’ingresso non ci ha impedito di fare capolino.
Sul ballatoio d’ingresso, a ridosso della inquinatissima strada che porta a Francavilla, come in una sala di attesa di una stazione, ci sono 20 ospiti. Ci guardano con curiosità. Una signora mette il dito sulla bocca come per dire di fare silenzio. Dentro, tra pareti scrostate, c’è un signore buttato su un divano davanti alla televisione che non guarda. Un altro ride mentre sui corridoio c’è una donna che tira a lucido i pavimenti. Da fuori si vedono le stanze, letti con lenzuola bianche, sedie di plastica rossa. Da una finestra si vede una donna su un letto, le gambe scoperte. Sola. Mentre ci avviciniamo alle villette, arrivano due «buttafuori». Invitano il fotoreporter ad andarsene. «E’ una questione di privacy».
Le villette sono contigue, in una si mangia, in un’altra si dorme e in un’altra si vede la televisione. Ci sono malati di mente cronici. Molti lavoratori le hanno definite lager. I Nas hanno trovato pipì e sangue dapperttutto. Nonostante l’indefesso lavoro degli infermieri, senza presidi, né medicine, né guanti, gli ospiti vivono come vegetali. In un piccolo terrazzino si vede una donna, forse un uomo che passeggia su e giù. Enevitabile evocare il capolavoro di Forman: «Qualcuno volò sul nido del cucùlo».