I difensori di Martella pronti a chiedere il rito abbreviato

26 Aprile 2015

VASTO. I magistrati potrebbero richiedere il giudizio immediato. Massimiliano Baccalà e Alessandro Orlando, difensori di Joseph Martella, 57 anni, l’uomo che l’8 marzo scorso ha strangolato la...

VASTO. I magistrati potrebbero richiedere il giudizio immediato. Massimiliano Baccalà e Alessandro Orlando, difensori di Joseph Martella, 57 anni, l’uomo che l’8 marzo scorso ha strangolato la compagna Daniela Marchi in un momento d’ira, intendono chiedere per il loro assistito il processo con il rito abbreviato.

L’ora della morte è purtroppo nota e altrettanto nota è la dinamica con cui è stato commesso l’omicidio. La donna è stata sorpresa alle spalle e strangolata con un cavo. I legali aspettano i risultati dell'autopsia per stabilire se chiedere o meno una perizia psichiatrica per Martella.

La prova scientifica è centrale in questa inchiesta, è il cuore del problema. La perizia potrebbe stabilire che cosa è scattato nella mente dell’uomo la sera dell’8 marzo scorso. «Con Daniela sono morto anch’io», continua a ripetere Martella da quasi due mesi. «Non sta affatto bene. Continua a fare il nome della compagna che amava tantissimo. È disperato e chiede scusa», raccontano i difensori.

Il movente dell’omicidio resta un mistero. L’indagato ha rimosso. Non parla più dei minuti che hanno preceduto il delitto. Nessuno sa perché quella sera litigò con Daniela Marchi e che cosa lo fece infuriare. L’omicidio, a distanza di due mesi, resta un delitto inaspettato e inspiegabile commesso da un uomo definito da chi lo conosce «garbato e silenzioso».

Un raptus che ha annebbiato la sua mente e indotto la stretta violenta che ha ucciso la sua donna in pochi secondi, come ha spiegato il medico legale Pietro Falco.

L’accusa nei confronti del cinquantasettenne è omicidio volontario. L’uomo rischia un severa condanna: per l’omicidio volontario, infatti, la pena prevista dal codice va da 21 anni all’ergastolo. È la circostanza che può determinare la pena più alta. È prevista dall’articolo 575 del codice penale: “Chiunque cagioni la morte di un uomo”, recita il testo, “è punito con la reclusione non inferiore a 21 anni”.

Se l’omicidio volontario è aggravato dai futili motivi la pena può arrivare all’ergastolo. La difesa cercherà di ottenere il giudizio con il rito abbreviato che potrebbe far scendere la pena.

La richiesta sarà ufficializzata nei prossimi giorni. (p.c.)

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