Il Comune chiede i danni all’ex assessore
Sesso per le case popolari, parte il recupero crediti verso D’Agostino: Di Primio vuole 25mila euro di risarcimento
CHIETI. Il Comune presenta il conto all’ex assessore Ivo D’Agostino che, nel 2013, finì agli arresti domiciliari per i reati di violenza sessuale e concussione su 6 donne disperate alla ricerca di una casa popolare e che, due anni più tardi, è stato condannato a una pena di tre anni e tre mesi. In una riunione di giunta, il sindaco Umberto Di Primio e i suoi assessori hanno detto sì all’avvio di un’azione di recupero crediti nei confronti di D’Agostino: il Comune vuole 25mila euro di risarcimento per danni all’immagine provocati dallo scandalo delle case popolari in cambio di sesso, più interessi e spese legali. «Si rende necessario procedere al recupero delle somme», dice la delibera.L’amministrazione ha affidato al dirigente Alfredo Angelucci l’incarico di seguire il caso: Angelucci è stato nominato responsabile del procedimento e la mansione è stata comunicata al procuratore regionale della Corte dei conti Maurizio Stanco. Ora, dopo la delibera, toccherà proprio al dirigente portare avanti «le successive incombenze»: significa che senza un pagamento spontaneo da parte di D’Agostino, il Comune potrebbe fare causa all’ex assessore e presentargli un decreto ingiuntivo.
A stabilire che D’Agostino avrebbe provocato danni all’immagine del Comune è una sentenza della Corte dei conti dell’8 marzo scorso: il documento dice che D’Agostino avrebbe «piegato e degradato le funzioni pubbliche ai propri spregevoli istinti e interessi per finalità marcatamente delittuose». E quelle condotte avrebbero provocato al Comune una lesione «al decoro» e una perdita di «credibilità». Secondo la sentenza, «si tratta di comportamenti certamente detestabili, in quanto imputabili ad individuo le cui attività d’istituto si svolgevano in complesso, delicato ed esteso settore d’amministrazione». La Corte dei conti ha condannato D’Agostino a un risarcimento di 25mila euro verso il Comune: «Un importo ampiamente giustificato dal ruolo e dalle funzioni rivestite dal responsabile», sottolinea la sentenza, «dall’oggettiva e intrinseca gravità dei numerosi fatti al medesimo contestati nonché dalla rilevanza e risonanza che le vicende avevano sugli organi di informazione, uniti al clamore comunque connesso alla instaurazione, celebrazione e conclusione del processo penale».
Al contrario della condanna penale ormai definitiva, la sentenza della Corte dei conti è di primo grado: D’Agostino potrà fare appello. Del resto, la difesa, con l’avvocato Alessandro De Iuliis, aveva chiesto l’assoluzione dell’ex assessore da tutti gli addebiti sostenendo «l’insussistenza dei fatti storici» e contestando «l’entità del preteso risarcimento».