Il dolore della sorella: «Angelo mio, perché?»
Francesca: «Era un fratello meraviglioso, resterà per sempre nel mio cuore» L’ex maresciallo da tempo era nelle Marche: lascia due figli di 19 e 21 anni
MOZZAGROGNA. «Eri un angelo sulla terra, ora lo sarai in cielo. Sei stato un fratello meraviglioso, nel mio cuore per sempre. Perché?». Sono le 12.23 quando Francesca Cianfrone dedica un messaggio ad Antonio, ucciso a bruciapelo a Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno. Da poco la notizia dell’omicidio è arrivata a Lanciano, la città in cui la donna vive. E Francesca, piegata dal dolore, trova la forza di scrivere tre post su Facebook in ricordo dell’ex maresciallo dei carabinieri, condividendo anche una foto dell’ottobre del 2017 che li immortala su una terrazza, sotto il sole, abbracciati e sorridenti. «L’amore più pazzo e strano», si legge in un’immagine pubblicata sempre da Francesca, «è quello per un fratello: giuri di odiarlo ma se lo vedi star male daresti tutto per far sì che sia il più felice del mondo».
È un lutto che unisce due regioni: le Marche, dove Antonio si era trasferito da anni, e l’Abruzzo, la sua terra d’origine. La vittima era infatti nata a Mozzagrogna, dove – ultimo di tre figli – ha trascorso la giovinezza. L’altra sorella, Sandra, vive nella vicina Santa Maria Imbaro. Ma il legame di Cianfrone con la famiglia e il suo paese era rimasto forte anche quando, dopo il diploma all’istituto tecnico Fermi di Lanciano e l’arruolamento nell’Arma dei carabinieri, aveva dovuto lasciare la sua regione.
Le foto e i messaggi pubblicati su Facebook dall’ex carabiniere raccontano le sue passioni: dalla Juventus, la squadra del cuore, al mare del Salento, dove magari sarebbe tornato in estate. Antonio era legatissimo ai due figli che, dopo la separazione, non vivevano con lui. La più piccola è Manila, 19 anni. «Grazie per essere la donna che sei», le aveva scritto in un recente messaggio postato sui social network. «Anche se so che avrei potuto fare molto di più, voglio che tu sappia che io ho cercato di fare sempre il meglio. E ho fatto tutto con il cuore, perché ti amerò per tutta la vita: non dimenticarlo». Il figlio più grande, invece, si chiama Luca e ha 22 anni. «È l’altra metà del mio cuore», scriveva orgoglioso rispondendo ai commenti degli amici che esaltavano la somiglianza fra padre e figlio. «Siamo uguali? Lui in versione giovane». Da tempo, Antonio aveva perso il padre Domenico e la mamma Antonietta. Un lutto che lo aveva segnato. «Fate in modo che la vostra anziana madre», si raccomandava agli amici, «non debba più aspettare: fatele visita, abbracciatela. Io purtroppo, anche se la amo ancora, sono già 11 anni che posso solo chiudere gli occhi ed immaginarla». (g.let.)
È un lutto che unisce due regioni: le Marche, dove Antonio si era trasferito da anni, e l’Abruzzo, la sua terra d’origine. La vittima era infatti nata a Mozzagrogna, dove – ultimo di tre figli – ha trascorso la giovinezza. L’altra sorella, Sandra, vive nella vicina Santa Maria Imbaro. Ma il legame di Cianfrone con la famiglia e il suo paese era rimasto forte anche quando, dopo il diploma all’istituto tecnico Fermi di Lanciano e l’arruolamento nell’Arma dei carabinieri, aveva dovuto lasciare la sua regione.
Le foto e i messaggi pubblicati su Facebook dall’ex carabiniere raccontano le sue passioni: dalla Juventus, la squadra del cuore, al mare del Salento, dove magari sarebbe tornato in estate. Antonio era legatissimo ai due figli che, dopo la separazione, non vivevano con lui. La più piccola è Manila, 19 anni. «Grazie per essere la donna che sei», le aveva scritto in un recente messaggio postato sui social network. «Anche se so che avrei potuto fare molto di più, voglio che tu sappia che io ho cercato di fare sempre il meglio. E ho fatto tutto con il cuore, perché ti amerò per tutta la vita: non dimenticarlo». Il figlio più grande, invece, si chiama Luca e ha 22 anni. «È l’altra metà del mio cuore», scriveva orgoglioso rispondendo ai commenti degli amici che esaltavano la somiglianza fra padre e figlio. «Siamo uguali? Lui in versione giovane». Da tempo, Antonio aveva perso il padre Domenico e la mamma Antonietta. Un lutto che lo aveva segnato. «Fate in modo che la vostra anziana madre», si raccomandava agli amici, «non debba più aspettare: fatele visita, abbracciatela. Io purtroppo, anche se la amo ancora, sono già 11 anni che posso solo chiudere gli occhi ed immaginarla». (g.let.)