Il geologo: a rischio il belvedere di Vasto
Si allarga la crepa sulla Loggia Ambling. L'esperto: necessaria ispezione più approfondita
VASTO. In principio era una linea lunga e sottile. Dopo la nevicata di febbraio la crepa sulla Loggia Ambling, il belvedere di Vasto, si è allargata. Alla vigilia di Pasqua vicino allo squarcio sono comparsi altri segni di cedimento. Il Comune assicura che si tratta di assestamento, ma storici ed esperti suggeriscono di eseguire un'accurata perizia nella zona per evitare un possibile smottamento. E intanto dai sopralluoghi della Sasi emerge che a far cedere la condotta fognaria in via Ravenna sono stati gli abbondanti rivoli d'acqua presenti nel sottosuolo.
L'ultimo intervento di consolidamento e captazione delle acque è stato fatto due anni fa al di sotto del Castello Aragona e in via Tre Segni.
Ad agosto dello scorso anno il Comune ha speso gli ultimi 300mila euro ottenuti dal servizio Difesa del suolo della Regione, nell'ambito del programma di mitigazione del rischio idrogeologico. Ma la città ha bisogno urgente di nuove cure.
I sintomi dell'antico male, la fragilità morfologica, tornano a manifestarsi in maniera preoccupante. La città, che ricorda con terrore la frana del 1956, continua a dare segni di cedimento.
Sabato si è aperta una grossa buca in via Ravenna. Ieri mattina i tecnici della Sasi hanno scoperto che a far cedere le condotte è stata l'abbondante presenza di acqua nel sottosuolo. Potrebbe trattarsi di acqua proveniente dall'antico acquedotto romano delle Luci. Gli operai sono al lavoro per cercare di regimentare le acque e consolidare il terreno. L'intervento durerà almeno tre giorni.
Intanto arrivano nuovi sos dai residenti della Loggia Ambling. «Che Vasto sia una località franosa non è una novità», afferma il geologo Elio Bitritto, in passato consulente del Comune, «a provocare buche e voragini è la concomitanza di due fattori: la presenza di acqua nel sottosuolo, dovuta a continue perdite delle condotte e allo scolo delle grondaie, ma anche la natura sabbiosa e argillosa della collina istoniense», afferma l'esperto.
Bitritto non nasconde la propria preoccupazione per le condizioni della Loggia. «La passeggiata poggia su un costone molto fragile. Strati di argilla si sovrappongono a strati di sabbia. Io suggerirei al Comune di fare un'ispezione più approfondita per escludere rischi di frane o scivolamenti», dice Bitritto.
A giudizio del geologo l'abbondante nevicata di due mesi fa ha un'importante responsabilità nel dissesto cui si assiste oggi. Sulla parete collinare è visibile il distacco del sostegno in cemento armato realizzato negli anni '90 con un finanziamento regionale di 5 milioni e 200mila euro.
Servirebbe un nuovo robusto intervento di consolidamento, e ancora dreni, rinforzi strutturali con terre armate, grate e canalizzazioni. Ma la crisi economica non aiuta nel reperire fondi.
L'ultimo intervento di consolidamento e captazione delle acque è stato fatto due anni fa al di sotto del Castello Aragona e in via Tre Segni.
Ad agosto dello scorso anno il Comune ha speso gli ultimi 300mila euro ottenuti dal servizio Difesa del suolo della Regione, nell'ambito del programma di mitigazione del rischio idrogeologico. Ma la città ha bisogno urgente di nuove cure.
I sintomi dell'antico male, la fragilità morfologica, tornano a manifestarsi in maniera preoccupante. La città, che ricorda con terrore la frana del 1956, continua a dare segni di cedimento.
Sabato si è aperta una grossa buca in via Ravenna. Ieri mattina i tecnici della Sasi hanno scoperto che a far cedere le condotte è stata l'abbondante presenza di acqua nel sottosuolo. Potrebbe trattarsi di acqua proveniente dall'antico acquedotto romano delle Luci. Gli operai sono al lavoro per cercare di regimentare le acque e consolidare il terreno. L'intervento durerà almeno tre giorni.
Intanto arrivano nuovi sos dai residenti della Loggia Ambling. «Che Vasto sia una località franosa non è una novità», afferma il geologo Elio Bitritto, in passato consulente del Comune, «a provocare buche e voragini è la concomitanza di due fattori: la presenza di acqua nel sottosuolo, dovuta a continue perdite delle condotte e allo scolo delle grondaie, ma anche la natura sabbiosa e argillosa della collina istoniense», afferma l'esperto.
Bitritto non nasconde la propria preoccupazione per le condizioni della Loggia. «La passeggiata poggia su un costone molto fragile. Strati di argilla si sovrappongono a strati di sabbia. Io suggerirei al Comune di fare un'ispezione più approfondita per escludere rischi di frane o scivolamenti», dice Bitritto.
A giudizio del geologo l'abbondante nevicata di due mesi fa ha un'importante responsabilità nel dissesto cui si assiste oggi. Sulla parete collinare è visibile il distacco del sostegno in cemento armato realizzato negli anni '90 con un finanziamento regionale di 5 milioni e 200mila euro.
Servirebbe un nuovo robusto intervento di consolidamento, e ancora dreni, rinforzi strutturali con terre armate, grate e canalizzazioni. Ma la crisi economica non aiuta nel reperire fondi.
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