CHIETI
Il mosaico romano (ri)spunta sotto piazza San Giustino
Torna d'attualità con l'annuncio su Fb della Soprintendenza: nel 2016 fu ricoperto, adesso la questione viene risollevata con forza anche dopo il ritrovamento degli altri reperti
CHIETI. Torna d'attualità il mosaico romano di cui parlava lo storico Vincenzo Zecca sotto piazza San Giustino. L'esistenza era conosciuta da anni, e qualche giorno fa l'opera è di nuovo affiorata sotto pochi metri nel corso degli scavi finalizzati ai lavori di riqualificazione di piazza San Giustino. Lo ha annunciato la Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio dell'Abruzzo sulla pagina Facebook. L'ennesima "scoperta" dopo la pianta della domus romana, della testina di Venere, di un pezzo di una colonna e della cisterma, che in realtà è molto più recente perché datata fine Ottocento.
Per capire la storia del mosaico occorre leggere un articolo pubblicato sul Centro nel 2016 dove parla Teresio Cocco, in cui ricorda quando venne scoperto la prima volta nel 1880 dall’ingegnere Mazzella, e successivamente ricoperto. L'enfasi con la quale viene "annunciata" la scoperta dovrebbe indurre a pensare che forse questa volta non sarà così.
Il ritrovamento è avvenuto nei pressi della cisterna ottocentesca e, come scrive la Soprintendenza, «è stato cercato e trovato il mosaico che fu visto e variamente interpretato dal Lanzellotti, dal De Petra, dallo Zecca nel 1880». «Finora, è tornata in luce solo una piccola parte di esso e nei prossimi giorni - si legge ancora - si continuerà con la dovuta attenzione nel delimitarne l'estensione. L'impegno è rivolto, inoltre, alla sua contestualizzazione nell' antico ambito urbano rinvenuto a poche decine di centimetri sotto l'attuale piano di calpestio. Gli sbancamenti cui Colle Gallo è stato sottoposto nel tempo hanno alterato i riferimenti relativi alla profondità di giacitura dei livelli di età romana in questa parte della piazza, che ora per fortuna ci appaiono evidenti quasi con immediatezza, contrariamente a quanto avvenuto nella prima metà dell'area sottoposta a indagine archeologica; nella parte occidentale della piazza infatti a maggiori profondità sono stati documentati solo i livelli medievali».
Ora le indagini proseguiranno, come da programma, intorno alla cisterna la cui costruzione comportò l'identificazione dei resti di età romana, ma anche la loro parziale distruzione: «Sarà valutata naturalmente, insieme al contesto edilizio di età romana, anche la situazione geomorfologica dell'area che ha rivelato un potente banco naturale. Capirne le attuali dimensioni, verificare come le strutture antiche abbiano intaccato la situazione preesistente e soprattutto raccordare la fase romana di frequentazione con i diversi livelli di uso in età medievale sarà un impegno notevole, rivolto a ricercare e ricostruire parte della storia urbana. Intanto, ci destano meraviglia i frammenti di intonaco policromo, pur se rinvenuti nello strato già intaccato dai teatini ottocenteschi».