Il Papa bacia Valerio «Ci ha ridato la forza»
CHIETI. «Un grande abbraccio, e non ho saputo trattenere le lacrime»: Gigi Bonvecchio non riesce ancora a nascondere la fortissima emozione per l’incontro avuto ieri in Vaticano con Papa Francesco,...
CHIETI. «Un grande abbraccio, e non ho saputo trattenere le lacrime»: Gigi Bonvecchio non riesce ancora a nascondere la fortissima emozione per l’incontro avuto ieri in Vaticano con Papa Francesco, insieme alla moglie, Marzia Ciarciaglini, per portare dal Santo Padre il piccolo Valerio, sei anni da compiere il prossimo 11 luglio, affetto da una rarissima malattia contro la quale combatte da quando è venuto al mondo. «Speravamo da tanto tempo di poter avere l’occasione d’incontrare il Papa. Per Valerio, ma anche per tutti coloro che hanno problemi simili al nostro, che so bene quanto gravino sulla vita di tutti i giorni. Questo giorno meraviglioso è arrivato, grazie a due amici che voglio ancora ringraziare, due bravissimi cantanti, il tenore Marco Iezzi, mio concittadino, e la soprano Paola Occhi. Sono loro ad averci dato la possibilità di essere a Roma ospiti in Vaticano. La carezza del Papa, il suo abbraccio, il momento di emozione così intenso che abbiamo vissuto ieri mattina, ci hanno dato conforto e speranza per affrontare il futuro non facile che ci attende. Io e mia moglie lo abbiamo ringraziato con le lacrime agli occhi. Quando mi ha teso le braccia gli ho sussurrato un commosso grazie per tutto quello che fa per diffondere parole di pace e di solidarietà, gli ho detto anche che l’Abruzzo tutto lo ama e segue il suo impegno così forte nella nostra Chiesa. Papa Francesco ha risposto a me e a Marzia dicendoci: “Pregate per me”».
Per la famiglia Bonvecchio sono stai due giorni intensi, prima il ricovero di Valerio all’Ospedale Bambin Gesù, per essere sottoposto ad alcuni interventi previsti per la sua malattia; poi l’arrivo in Vaticano nel giorno della visita del presidente americano Trump che, ovviamente, ha comportato problemi nella libertà di movimento. «Abbiamo affrontato tutto e quello che abbiamo poi vissuto ha cancellato ogni fatica. Non credo di riuscire a trovare le parole giuste per raccontare», dice ancora Gigi, «il momento in cui abbiamo visto quella bianca figura venire verso di noi ad offrirci qualcosa che davvero ci servirà per i giorni a venire. Inutile che dica, perché si può comprendere, qual è l’impegno totale che abbiamo per curare il nostro piccolo Valerio, di quanto amore lo circondano tutti».
E di questo amore offrono un tangibile esempio i nonni, Nino e Giuliana, la sorella di Gigi, Raffaella, anche lei con importanti trascorsi nel basket, con il Cus Chieti in A1. «Siamo tutti impegnati al fianco di Valerio», dice nonna Giuliana, «e viviamo attraverso i suoi momenti di gioia e il sorriso che non lo abbandona mai. È lui alla fine che da tanto a noi. Ci fa capire tante cose importanti che contano nella vita di tutti i giorni».
L’incontro con papa Francesco, la sua mano tesa su Valerio e sulla famiglia, oltre a rappresentare qualcosa che «rimarrà per sempre nella vita di tutti noi, come un faro capace di darci luce anche nei momenti più bui», dice Gigi, deve avere ora un forte significato che va oltre la situazione difficile che vive, a causa del suo male, la sua famiglia.
«Penso a tante alte famiglie con cui ho frequenti contatti», ci dice, «conosciute al Bambin Gesù, nelle tante occasioni in cui siamo stati ricoverati per le cure e i controlli necessari per Valerio. Ho pregato per tutti coloro che soffrono, e dal Papa ho ricevuto parole di conforto e speranza che devono appartenere ad ogni persona che ha dalla vita così forti segnali di sofferenza. Torno da questa bellissima esperienza, insieme a mia moglie, con rinnovata forza per andare avanti nella nostra battaglia contro il male che affligge Valerio, con la speranza che ci sia, alla fine di questo doloroso percorso, il ritorno ad una vita normale, o comunque accettabile».
Per la famiglia Bonvecchio sono stai due giorni intensi, prima il ricovero di Valerio all’Ospedale Bambin Gesù, per essere sottoposto ad alcuni interventi previsti per la sua malattia; poi l’arrivo in Vaticano nel giorno della visita del presidente americano Trump che, ovviamente, ha comportato problemi nella libertà di movimento. «Abbiamo affrontato tutto e quello che abbiamo poi vissuto ha cancellato ogni fatica. Non credo di riuscire a trovare le parole giuste per raccontare», dice ancora Gigi, «il momento in cui abbiamo visto quella bianca figura venire verso di noi ad offrirci qualcosa che davvero ci servirà per i giorni a venire. Inutile che dica, perché si può comprendere, qual è l’impegno totale che abbiamo per curare il nostro piccolo Valerio, di quanto amore lo circondano tutti».
E di questo amore offrono un tangibile esempio i nonni, Nino e Giuliana, la sorella di Gigi, Raffaella, anche lei con importanti trascorsi nel basket, con il Cus Chieti in A1. «Siamo tutti impegnati al fianco di Valerio», dice nonna Giuliana, «e viviamo attraverso i suoi momenti di gioia e il sorriso che non lo abbandona mai. È lui alla fine che da tanto a noi. Ci fa capire tante cose importanti che contano nella vita di tutti i giorni».
L’incontro con papa Francesco, la sua mano tesa su Valerio e sulla famiglia, oltre a rappresentare qualcosa che «rimarrà per sempre nella vita di tutti noi, come un faro capace di darci luce anche nei momenti più bui», dice Gigi, deve avere ora un forte significato che va oltre la situazione difficile che vive, a causa del suo male, la sua famiglia.
«Penso a tante alte famiglie con cui ho frequenti contatti», ci dice, «conosciute al Bambin Gesù, nelle tante occasioni in cui siamo stati ricoverati per le cure e i controlli necessari per Valerio. Ho pregato per tutti coloro che soffrono, e dal Papa ho ricevuto parole di conforto e speranza che devono appartenere ad ogni persona che ha dalla vita così forti segnali di sofferenza. Torno da questa bellissima esperienza, insieme a mia moglie, con rinnovata forza per andare avanti nella nostra battaglia contro il male che affligge Valerio, con la speranza che ci sia, alla fine di questo doloroso percorso, il ritorno ad una vita normale, o comunque accettabile».