Isernia in Abruzzo, il referendum bloccato in Molise. Chiesto il ricorso a Mattarella

A quattro mesi dalla presentazione di oltre 5mila firme per chiedere l’aggregazione della provincia di Isernia all’Abruzzo, il Comitato promotore del referendum invia un’istanza al Capo dello Stato per vedersi tutelato un proprio diritto contro l’atto della pubblica amministrazione
CHIETI. Un ricorso straordinario al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A quattro mesi dalla presentazione di oltre 5mila firme per chiedere l’aggregazione della provincia di Isernia all’Abruzzo, il Comitato promotore del referendum invia un’istanza al Capo dello Stato per vedersi tutelato un proprio diritto contro l’atto della pubblica amministrazione che ha dichiarato la procedura «improcedibile». Insomma, quello che era stato definito un «malinteso burocratico» dall’organo politico, per l’organo amministrativo non è un semplice fraintendimento, tanto da far assumere alla vicenda i contorni della commedia degli equivoci. Ma qui, al di là del teatro latino, che da un testo drammatico si concludeva con il riso degli spettatori, non ci sono scambi di persona che agiscono l’uno all'insaputa dell’altro: ci sono, invece, le legittime aspettative di 5.236 residenti nel territorio pentro che vogliono unirsi a una regione che ritengono più attrezzata nel dare risposte alle loro istanze democratiche.
«La Provincia», si limita a dire Antonio Libero Bucci, presidente del Comitato per il referendum, «non ha fatto quel documento che aveva promesso. Pertanto martedì scorso siamo andati a Roma a incaricare il professor Alfonso Celotto, uno dei massimi esperti costituzionalisti italiani e accademico. Faremo con lui direttamente un ricorso al capo dello Stato, come ci ha consigliato. Andiamo allo scontro e, in più, appena ci darà l’appuntamento, incontreremo il procuratore della Repubblica di Isernia per consegnargli una denuncia penale a carico dei responsabili dell’ente che hanno determinato questa situazione per omissione di atti d’ufficio».
Le firme erano state presentate lo scorso 12 dicembre. A gennaio la doccia fredda dalla Provincia: nel carteggio manca «la proposta deliberativa, presupposto imprescindibile per l'attività istruttoria, ad oggi improcedibile» Da qui la reazione del sodalizio secondo il quale il contenuto della nota non è condivisibile «poiché in ogni atto prodotto dal Comitato, nel documento protocollato di consegna firme e in ognuna delle 320 schede depositate, è ben chiaramente espresso il contenuto della proposta di deliberazione per l'attivazione della procedura referendaria che si richiede alla Provincia».
Il giorno dopo, l’intervento del presidente della Provincia con il quale veniva chiarito che quel «no» non era altro che il frutto di un «equivoco burocratico. L'amministrazione provinciale non intende ostacolare il processo referendario e assicura che l'equivoco burocratico, che aveva sollevato dubbi su un possibile blocco della procedura, è stato affrontato e sarà presto risolto». Ma la vicenda è rimasta lettera morta. Ora c’è il ricorso al presidente Mattarella.