L’anno nero della Val di Sangro
Passato il periodo d’oro c’è il ricorso alla cassa integrazione di massa.
LANCIANO. Dal periodo d’oro al crollo erano passati 5 mesi. Poi altri 12 mesi nei quali in cassa integrazione si sono alternati 9mila lavoratori. La tragedia della Val di Sangro - fabbriche chiuse e zero prospettive nell’area che dà il 33% del Pil provinciale - scuote la politica.
Domani, ad Atessa, alle 10,30, si riunisce il consiglio provinciale. Sarà una seduta monotematica. Si parlerà solo della crisi produttiva nel suo triplice risvolto, economico, occupaziona e sociale, in una delle aree più ricche della regione e di cosa possono fare le istituzioni per dare una mano alla ripresa. Forse è troppo tardi, forse no. Un anno fa, proprio di questi tempi, le aziende della Val di Sangro iniziarono a chiudere e a tenere in fermo forzato i lavoratori: dalla Sevel, la fabbrica più grande d’Abruzzo con circa 6mila dipendenti, alla più piccola azienda dell’indotto del settore metalmeccanico. Erano anche i tempi in cui si rincorrevano voci di possibili ulteriori periodi di cassa integrazione.
Da allora ad oggi le settimane di chiusura delle fabbriche si sono succedute con una frequenza tale da schiacciare nell’angolo quelle di apertura. Gli stipendi sono stati tagliati, anche la tredicesima ha perduto di consistenza col 30 per cento in meno di retribuzione. I furgoni prodotti sono passati dalla cifra record di 257mila del 2008 ai 117mila di quest’anno: un calo di oltre il 60 per cento.
Il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, aveva lanciato l’idea di siglare un patto di solidarietà affinché la classe dirigente del territorio facesse fronte comune per favorire il rilancio e aiutare chi è rimasto indietro. Nel frattempo si susseguite iniziative e prese di posizione, ma i risultati non ci sono stati. Ora si va in consiglio provinciale con alcune proposte. Il Pd, dall’opposizione, ha riunito i vertici del partito e allestito tavoli di confronto nel comprensorio. Il Pdl, che amministra la Provincia, si presenta in aula con una mozione del capogruppo Paolo Sisti, e del consigliere Udc Federico Fioriti. L’Idv, invece, parla di crisi dimenticata.
«Oltre agli interventi istituzionali di Provincia e Regione», spiega Romeo Pasquarelli, del dipartimento provinciale lavoro dell’Idv, «è necessario il coinvolgimento del governo per portare il periodo di cassa integrazione a 104 settimane, permettere l’applicazione dei contratti di solidarietà integrati economicamente dallo Stato e finanziare gli sgravi fiscali alle aziende che assumono i precari espulsi dal lavoro. Lavoratori e aziende della Val di Sangro», conclude Pasquarelli, «dopo 30 anni di crescita che ha contribuito all’emancipazione economica ed occupazionale della regione, vivono un momento difficile. Meritano risposte concrete e rapide».
Domani, ad Atessa, alle 10,30, si riunisce il consiglio provinciale. Sarà una seduta monotematica. Si parlerà solo della crisi produttiva nel suo triplice risvolto, economico, occupaziona e sociale, in una delle aree più ricche della regione e di cosa possono fare le istituzioni per dare una mano alla ripresa. Forse è troppo tardi, forse no. Un anno fa, proprio di questi tempi, le aziende della Val di Sangro iniziarono a chiudere e a tenere in fermo forzato i lavoratori: dalla Sevel, la fabbrica più grande d’Abruzzo con circa 6mila dipendenti, alla più piccola azienda dell’indotto del settore metalmeccanico. Erano anche i tempi in cui si rincorrevano voci di possibili ulteriori periodi di cassa integrazione.
Da allora ad oggi le settimane di chiusura delle fabbriche si sono succedute con una frequenza tale da schiacciare nell’angolo quelle di apertura. Gli stipendi sono stati tagliati, anche la tredicesima ha perduto di consistenza col 30 per cento in meno di retribuzione. I furgoni prodotti sono passati dalla cifra record di 257mila del 2008 ai 117mila di quest’anno: un calo di oltre il 60 per cento.
Il presidente della Provincia, Enrico Di Giuseppantonio, aveva lanciato l’idea di siglare un patto di solidarietà affinché la classe dirigente del territorio facesse fronte comune per favorire il rilancio e aiutare chi è rimasto indietro. Nel frattempo si susseguite iniziative e prese di posizione, ma i risultati non ci sono stati. Ora si va in consiglio provinciale con alcune proposte. Il Pd, dall’opposizione, ha riunito i vertici del partito e allestito tavoli di confronto nel comprensorio. Il Pdl, che amministra la Provincia, si presenta in aula con una mozione del capogruppo Paolo Sisti, e del consigliere Udc Federico Fioriti. L’Idv, invece, parla di crisi dimenticata.
«Oltre agli interventi istituzionali di Provincia e Regione», spiega Romeo Pasquarelli, del dipartimento provinciale lavoro dell’Idv, «è necessario il coinvolgimento del governo per portare il periodo di cassa integrazione a 104 settimane, permettere l’applicazione dei contratti di solidarietà integrati economicamente dallo Stato e finanziare gli sgravi fiscali alle aziende che assumono i precari espulsi dal lavoro. Lavoratori e aziende della Val di Sangro», conclude Pasquarelli, «dopo 30 anni di crescita che ha contribuito all’emancipazione economica ed occupazionale della regione, vivono un momento difficile. Meritano risposte concrete e rapide».