La droga nella pista del delitto: 4 arresti
Rete di spacciatori scoperta nelle indagini sull’omicidio Paganelli: eroina venduta all’indagato dell’assassinio
SAN SALVO. L’asse San Severo-San Salvo si conferma crocevia dello spaccio. Sono quattro le persone arrestate ieri mattina dai carabinieri al termine di un’indagine durata quattro mesi: tre sono di San Salvo una è di San Severo. A dare l’input all’inchiesta è stato l’omicidio di Albina Paganelli. Indagando sulle ore che avevano preceduto la tragedia, i carabinieri hanno scoperto una rete di spacciatori che mieteva vittime in città. Da quel momento i militari travestiti da operai, agricoltori e sportivi hanno tenuto costantemente d’occhio diversi sospettati. Le intercettazioni telefoniche e altre prove acquisite con sofisticati accorgimenti tecnici hanno permesso agli investigatori di acquisire prove sufficienti per disporre l’arresto di quattro presunti spacciatori. Ieri mattina all’alba sono scattate le manette per Giovanni Giuliano, 35 anni, Carlo Libero, 28 anni, Ciro Manna, 26 anni, tutti di San Salvo, e Vincenzo Barra, 45 anni, di San Severo.
Omicidio Paganelli e droga. La notte del 14 agosto Albina Paganelli viene uccisa con 18 coltellate. Poche ore dopo viene arrestato Vito Pagano, cameriere di 28 anni. Le indagini rivelano che il giovane prima dell’omicidio aveva assunto droga. Una dose risultata dannosa per la salute mentale del ragazzo. Al punto che i difensori di Pagano, gli avvocati Fiorenzo Cieri e Clementina De Virgilis, chiedono il concorso di colpa degli spacciatori che quella notte fornirono a Pagano l’eroina. Pagano viene interrogato. Fa una serie di nomi e cita anche Giovanni Giuliano. Quest’ultimo viene indagato ma a suo carico non viene trovata alcuna prova. L’avvocato di Giuliano, Marisa Berarducci, annuncia una querela per calunnia nei confronti di Pagano. I carabinieri tacciono ma decidono di concentrare le indagini sullo spaccio di droga.
Il campo dello spaccio. Il 4 settembre mentre finge di dedicarsi allo jogging, un carabiniere dei Nor scopre che un campo di mais alla periferia di San Salvo è stato trasformato in base di spaccio. Il finto sportivo nota un giovane che raccoglie fra le piante un involucro. Il militare interviene subito e arresta Carlo Libero, 28 anni, disoccupato e incensurato con 50 grammi di eroina.
Le intercettazioni. Le indagini coordinate dai pm, Giancarlo Ciani ed Enrica Medori, diventano più sofisticate. I sospettati vengono intercettati e controllati in ogni movimento. E Giuliano, Libero e Manna parlano spesso con Vincenzo Barra, 45 anni di San Severo. I colloqui non sono criptati, nè viene usato un gergo particolare. I quattro parlano e anche tanto. Al punto da permettere ai carabinieri di raccogliere prove e indizi sufficienti a giustificare gli arresti. Ieri mattina, su ordine del procuratore capo Francesco Prete, i militari hanno trasferito in carcere gli indagati per traffico di sostanze stupefacenti. «È la prima risposta dei carabinieri alle preoccupazioni dei cittadini. Un segnale al quale seguiranno altre iniziative», dice il capitano dei carabinieri, Giancarlo Vitiello.
Gli interrogatori di garanzia. Gli arrestati dovranno comparire lunedì davanti al Gip, Stefania Izzi. I loro avvocati si preparano a contestare le accuse. «A casa del mio cliente ancora una volta non è stato proprio niente», afferma il difensore di Giuliano, l’avvocato Berarducci. «Devo ancora leggere il fascicolo ma al momento mi sembra di poter dichiarare che non ci sono riscontri alle accuse mosse nei confronti di Giuliano». Non sono meno agguerriti gli altri difensori.
Paola Calvano
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