La lenta agonia del settore tessile

18 Settembre 2010

Persi quasi 3mila posti in sette anni. Rucci (Filtea): Vastese in ginocchio

VASTO. Il settore tessile vive un'agonia inarrestabile che rischia di arrivare a breve ad un punto di non ritorno. Nel 2003 i lavoratori impiegati nel manifattueriero erano 5.702. Oggi sono meno di tremila. La recessione sta piegando anche la Golden Lady di Gissi. La Cgil cerca rimedi e lamenta la totale mancanza di politiche industriali e di interventi delle istituzioni pubbliche.

E' trascorso un anno esatto da quando si sono spenti i macchinari della Minerva di contrada Santa Lucia a Monteodorisio. Analoga sorte dopo qualche mese è toccata alla Parus confezioni di Fresagrandinaria. Prima ancora si erano spenti gli impianti di una camiceria di Palmoli e della B&B di Punta Penna.

Il presente è fatto di cassa integrazione per le 200 lavoratrici della Ittierre di Pettoranello. Alla Golden Lady di Gissi da mesi su 490 dipendenti, lavorano solo in 130 e per tre giorni a settimana. Da più di un anno le lavoratrici dell'azienda che produce calze e intimo, sono in cassa integrazione (Cig). La Cig straordinaria termina a marzo 2011. I sindacati stanno facendo salti mortali per evitare che dopo quella data anche i macchinari della fabbrica della Valsinello si spengano.

«Non è facile. La situazione purtroppo negli ultimi mesi è peggiorata», dice Giuseppe Rucci, della Filtea-Cgil. La concorrenza delle lavorazioni pakistane e indiane è molto forte. Difficilmente sarà possibile riconquistare il mercato tedesco e quello russo.

«Purtroppo avevamo paventato già un anno fa la brusca frenata del mercato, ma nessuno ci ha dato ascolto. A oggi, mentre la situazione peggiora, in Abruzzo, come in Italia, non viene messa in campo una adeguata politica industriale per lenire lo stato di sofferenza del Tac, acronimo di "tessile, abbigliamento e calzaturiero"».

E a confermare che il grafico del settore manifatturiero punta decisamente verso il basso arriva la richiesta di un incontro con i sindacati da parte della Gissi confezioni e del Pantalonificio d'Abruzzo (Gruppo Canali) di Gissi che produce giacche e pantaloni. Probabilmente anche per le dipendenti della Canali si prospetta un nuovo ricorso agli ammortizzatori sociali. E c'è poi il sottobosco di piccole aziende a facon dell'indotto che hanno chiuso nell'indifferenza totale lasciando senza lavoro centinaia di donne. «Servono nuove strategie industriali e di sviluppo. Il Vastese è in ginocchio. Altro che ripresa», insiste Rucci. «La cassa integrazione rappresenta un ancora di salvezza per le emergenze temporanee. A questo punto occorre un'azione forte per ridare linfa vitale ad un settore in coma».

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