CORONAVIRUS

La Sevel resta chiusa fino al 23 marzo, ma chiede la cassa integrazione fino al 13 maggio

Decisione dell'azienda retroattiva dal 12 marzo in modo da poter attingere agli ammortizzatori a seconda delle esigenze produttive. In teoria può chiudere anche per 9 settimane (periodo max).  Rifondazione: zona rossa per tutta la Val di Sangro

CHIETI. La Sevel _ la più grande fabbrica d'Abruzzo in Val di Sangro con oltre 6mila lavoratori _ resta chiusa fino al 23 marzo, giorno in cui i turni dovrebbero riprendere, salvo ulteriori decisioni, dalle ore 5,45.

Nel frattempo tuttavia il Gruppo Fca ha richiesto la cassa integrazione dal 12 marzo (data retroattiva) fino al 13 maggio, 9 settimane _ periodo massimo messo a disposizione delle aziende nel decreto emergenza _ alle quali si può attingere in forma prudenziale a seconda delle esigenze a causa del coronavirus. In teoria la Sevel può anche restare chiusa In Cig fino al 13 maggio.

Rifondazone comunista prende spunto dalla decisione di Sevel e dalla mobilitazione dei lavoratori, per ribadire che occorre chiudere le produzioni non essenziali: "Migliaia di lavoratori che tutti i giorni si muovono, si recano a lavoro, tornano a casa dopo aver condiviso luoghi a rischio, mettono palesemente in contraddizione il principio di dover stare tutti a casa per tutelarci dal virus". In una nota, Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE ed il segretraio regionale Marco Fars, chiedono che Marsilio dichiari zona rossa anche la Val di Sangro e i poli industriali dove quotidianamente si muovono migliaia di lavoratori: "Ribadiamo che occorrerebbe un provvedimento del Governo per fermare le produzioni non essenziali. Ogni giorno perso è un giorno in più che si concede al virus per riprodursi e diffondersi".