L'abitazione di Antonio Lizzi (nel tondo) a Monteodorisio (foto Gianfranco Daccò)

Monteodorisio, trovato morto in casa con mani e caviglie legate

Antonio Lizzi, 69 anni, ex dipendente Siv, forse aggredito per una rapina: oggi l’autopsia

MONTEODORISIO. Voleva vivere solo, isolato dal paese e fra le sue cose. Da tre anni, dopo la morte della moglie, passava lunghe ore nel cortile davanti alla sua casa in contrada Marracola. Ogni tanto saliva sul suo Fiorino bianco e andava a fare la spesa. L’ultima volta è stato visto in paese mercoledì nel supermercato Coal. Domenica sera alle 22,30, Antonio Lizzi, 69 anni, pensionato, ex operaio della Siv , è stato ritrovato morto nella sua casa. Nessuna ferita sul corpo, nessuna lesione. Lizzi però era legato. Ed è questo il particolare che ha spinto la Procura di Vasto ad aprire un fascicolo per omicidio. Gli investigatori non escludono nessuna ipotesi, dal tentativo di rapina al furto del suo furgone Fiorino. Lizzi potrebbe aver sorpreso un ladro in casa e per questo è stato legato e malmenato. L’ispezione cadaverica porta ad ipotizzare che la morte del pensionato risalga a venerdì scorso. Sarà l’autopsia che viene eseguita questa mattina all’obitorio di Chieti a chiarire come e quando è morto Lizzi. Per il momento la vicenda è avvolta dal mistero. Nessuno fra i vicini ha visto o sentito nulla.
L’allarme. A lanciare l’allarme sono stati domenica sera proprio i vicini di casa. Da giorni Antonio non usciva in cortile. Il carrello sul quale aveva sistemato attrezzi e materiale da trasferire in un vicino deposito, era fermo vicino a un albero. Il suo Fiorino bianco era parcheggiato sul viale di casa in modo diverso dal solito e le luci all’interno della casa erano accese da giorni. Quando i carabinieri sono arrivati davanti alla casa di contrada Marracola, sulla strada che da Monteodorisio porta a Vasto, erano passate da poco le 22. I militari hanno bussato più volte alla porta metallica. Poi hanno deciso di entrare e hanno fatto la scoperta.
Il ritrovamento. Il corpo di Antonio Lizzi era sul pavimento, parzialmente immobilizzato da una corda. L’assassino potrebbe averlo legato dopo la morte per simulare un suicidio. Il pensionato era vestito, ma senza gli stivaloni che indossava per lavorare all’aperto. Non indossava il pigiama, quindi la sua morte è avvenuta durante la giornata. Il volto era rattrappito da una smorfia di dolore. Nessuna ferita d’arma da fuoco, nessun taglio, nessuna ecchimosi sul volto. Lizzi potrebbe essere morto per soffocamento o trauma cranico. I carabinieri hanno immediatamente avvisato del fatto l’autorità giudiziaria. Il procuratore capo, Giampiero Di Florio, ha aperto l’inchiesta affidandola al pm, Gabriella De Lucia. Nella casa di contrada Marracola sono arrivati i carabinieri della Scientifica e l’anatomopatologo, Pietro Falco. Gli investigatori hanno lavorato tutta la notte. I militari hanno compiuto rilievi all’interno e all’esterno della casa. Grazie al racconto di alcuni vicini hanno cercato di ricostruire le ultime ore di vita di Antonio Lizzi e annotato l’elenco delle persone che lui frequentava. Contattato uno dei due figli dell’uomo, sposato e che vive a Vasto. Un secondo figlio è ricoverato in una struttura per disabili. Il medico legale ha lavorato a lungo accertando una rigidità cadaverica che rivelava un lasso di tempo abbastanza lungo fra la morte e il ritrovamento del corpo ma non ha trovato lesioni letali.
I provvedimenti. Erano passate le 7 ieri mattina quando gli investigatori hanno lasciato la casa di contrada Marracola. Su disposizione della Procura la casa è stata posta sotto sequestro e così pure il furgone. Se a spostare il veicolo è stato un ladro, questi potrebbe aver lasciato delle impronte. Un nastro bianco e rosso sistemato all’ingresso del viale d’accesso alla casa vieta a chiunque di avvicinarsi all’immobile e al materiale che si trova nel cortile. I carabinieri hanno ascoltato a lungo il figlio della vittima. È atteso anche l’arrivo dei Ris per ulteriori analisi e accertamenti.
L’autopsia. Uno degli scopi principali dell’esame autoptico è quello di determinare la causa della morte e, nel caso della presenza di più traumi, stabilire quali sono stati i colpi inferti prima e quali dopo, quali avrebbero potuto essere fatali e se alcuni di essi risultino inflitti dopo il decesso. Non ultimo la perizia commissionata dalla Procura dovrà determinare se i colpi ricevuti, possano essere stati mortali, se siano da addebitarsi a cause volontarie o accidentali. Dall’autopsia dipende l’esito dell’inchiesta e la Procura stabilirà se la causa della morte del pensionato sia da ascriversi a incidente, suicidio o delitto.
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