Morìa delle vongole Controlli sui fondali per studiare le cause
Ortona, la Regione finanzia analisi e prelievi delle acque Angotti (Cogevo): pescatori fermi da mesi e ridotti alla fame
ORTONA. Si torna in mare per sapere se le vongole ci sono ancora, se riescono a riprodursi e se hanno resistito alla sostanza assassina che minaccia di cancellarle. La Regione ha lanciato e finanziato una serie di ricognizioni dei fondali delle acque teatine, un’operazione senza precedenti affidata nel coordinamento alla Capitaneria di porto di Ortona, mentre la parte operativa coinvolge in modo massiccio le imbarcazioni della stessa marineria in ginocchio per carenza di pescato da 13 mesi.
La prima missione salperà dal porto all'inizio della prossima settimana (il giorno è ancora da stabilire in dipendenza delle condizioni meteo) e sarà seguita da 4 o 5 analoghe uscite con una forza media di una decina di volgolare. A bordo ci saranno tecnici e biologi provenienti dalle università romane e dall’Istituto zooprofilattico di Teramo. Nel programma delle missioni c’è il prelievo di campioni delle acque per la successiva analisi e cicli di pesca per la verifica di dimensioni e qualità delle vongole. Attività scientifica e spese per la messa in mare della flotta sono a carico della Regione, che ha dato concretezza alle promesse degli scorsi mesi, quando le proteste della marineria avevano cominciato a divenire pressanti.
«Se presto non faranno qualcosa per noi, l’unica possibilità che rimane è impiccarci tutti al porto di Ortona». Usa un’espressione colorita il presidente del Cogevo (Consorzio gestione vongole) del Frentano, Maurizio Angotti, per dire che i vongolari teatini non ce la fanno più dopo oltre un anno di fermo forzato dell’attività per la misteriosa morìa del mollusco in questo braccio dell’Adriatico. L’unica via di uscita può indicarla al momento soltanto la Regione, che accanto alle ricognizioni in mare ha messo in calendario, nell’ambito della manovra di bilancio attesa in giunta per martedì 26, uno stanziamento a parziale ristoro del reddito che gli equipaggi delle oltre venti vongolare di base al porto di Ortona hanno visto sfumare a partire da ottobre dell'anno scorso.
«Sono circa 300 addetti con le loro famiglie», spiega Angotti, «e sono tutti ridotti alla fame. E c’è», svela il presidente del consorzio, «chi si trova in guai finanziari perché prima della crisi aveva investito sull’acquisto di una nuova barca o sul rinnovo delle dotazioni di bordo. E si chiedono come riusciranno mai a pagare quei mutui quando il pescato medio giornaliero era sui 400 sacchi al giorno, mentre oggi quel numero lo possono raggiungere lavorando per un intero anno, quando va bene». Trecento famiglie senza reddito equivalgono a un’impresa di medie dimensioni che chiude. «Per questo», osserva Angotti, «servono, come il pane, subito, misure pubbliche urgenti. Non si tratta di assistenza», precisa, «poiché il mare è una risorsa sulla cui integrità le istituzioni sono tenute a dare ampie garanzie».
Al Cogevo formulano ipotesi sulle cause della morìa diffusa della vongola. «È qualche sostanza immessa di recente nel mare», annota Angotti, «che ha costituito un cocktail mortale per il mollusco».
Francesco Blasi
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