Morto sul lavoro, la Provincia deve pagare
L’ente chiamato a risarcire 400mila euro alla famiglia di un artigiano deceduto durante il taglio di un albero
CHIETI. La Provincia di Chieti deve pagare i circa 400mila euro di risarcimento danni alla famiglia dell’artigiano morto mentre eseguiva un incarico commissionato dall’ente. La Corte d’appello dell’Aquila ha respinto nella seduta di ieri la richiesta di sospensione della sentenza che, in primo grado, ha condannato l’ente e il capo cantoniere che aveva commissionato il lavoro al risarcimento dei danni. I giudici Giuseppe Iannacone, Carla Ciofani e Giancarlo Penzavalli hanno rigettato l’istanza dell’ente difeso da Emanuela Minutolo e del capo cantoniere Luciano Marullo, difeso da Antonio Fiamingo e Gianluca Perdichizzi, dando ragione ai familiari dell’artigiano assistiti da Marco Femminella e Danila Solinas.
Il drammatico incidente sul lavoro risale al 21 agosto del 2012: Remo D’Ortona, che era un fabbro, è morto mentre tagliava un albero, sulla strada provinciale tra Miglianico e Tollo. A luglio scorso il giudice Federico Ria aveva condannato Provincia e capo cantoniere al risarcimento danni, nonostante non vi fosse alcun contratto formale di lavoro tra il fabbro e l’ente. Il capo cantoniere aveva sostenuto, infatti, che la pretesa risarcitoria fosse infondata perché egli stesso non aveva affidato alcun incarico all’artigiano. Ma secondo giudice D’Ortona non poteva aver agito «autonomamente e nel proprio esclusivo interesse», come aveva sostenuto Marullo. «Non può di certo affermarsi l’assoluta estraneità di Marullo alla vicenda», scrive il giudice nella sentenza. «Lo stesso, difatti, nella qualità di dipendente dell’amministrazione provinciale con qualifica di capo cantoniere addetto alla sorveglianza di tronco, nel commissionare al D’Ortona il lavoro di collaborazione alla recisione dell’albero, ancorché in assenza di contratto, ha concretamente assunto, nei confronti dello stesso una specifica posizione giuridica che non può che essere assunta nell’ambito del rapporto di lavoro subordinato e dalla quale discendono specifici obblighi». Come quello, spiega ancora il giudice, di vigilare sulle condizioni di sicurezza in cui opera il lavoratore subordinato. Cosa che il capo cantoniere avrebbe omesso di fare. Di qui discende la condanna sia del dipendente che della Provincia, condanna contro la quale hanno fatto entrambi appello, chiedendo anche di evitare di pagare quanto stabilito dal giudice. Richiesta, quest’ultima, bocciata ieri dalla Corte d’appello.