Perseguita e pedina per mesi la fidanzata di un amico: «Se non lo lasci, lo ammazzo»

Un 29enne fa irruzione in casa di una ragazza, il giudice lo manda via da Chieti. Dopo che lei ha presentato denuncia alla polizia, è scattato il divieto di dimora in città
CHIETI. Perseguita la fidanzata di un amico e fa persino irruzione in casa sua. Ma lei, ormai esausta, trova il coraggio di denunciarlo e il giudice manda via da Chieti lo stalker, accusato anche di violazione di domicilio. La vicenda, lui un 29enne di Chieti, lei di quattro anni più giovane, si sviluppa nel corso di un anno con appostamenti, telefonate moleste e intimidatorie, pedinamenti, blitz nell’abitazione della ragazza. L’uomo, amico del fidanzato della vittima, si infatua di quest’ultima.
Ed è l’inizio di un calvario, fatto principalmente di messaggi e telefonate minacciose con le quali lui le chiede di interrompere la relazione con il compagno. Il livello di pericolo sale: l’uomo un giorno è nel vano delle scale del condominio dove abita la donna, che si chiude in casa con la mamma. L’indagato è sul pianerottolo, tira calci alla porta, si introduce nell’appartamento, inveisce contro la ragazza chiedendole di lasciare il fidanzato. All’arrivo della polizia di stato l’uomo si è già allontanato. Un giorno la giovane è in macchina con una sua amica. Il suo persecutore l’ha pedinata: si avvicina, chiede di parlarle.
E poi ancora, un altro giorno, quasi notte: la donna esce da casa del fidanzato, il 29enne è dietro ad alcune macchine, la segue, la blocca, quindi la terrorizza: «Se non lo lasci, lo ammazzo». È la concretizzazione dell’angoscia per la 25enne che, già al telefono con la propria madre, l’aveva prega di chiamare le forze dell’ordine. Molesto è il comportamento dell’uomo, se si considera anche il numero elevato di telefonate e messaggi inviati alla donna e che questa decide di conservare. Così come è molesta, da parte dell’indagato, l’imposizione, in più occasioni, della sua presenza fisica nei luoghi frequentati dalla 25enne.
La vittima ha trovato la forza di denunciare tutto quanto le stava accadendo, rivolgendosi ai poliziotti della squadra volante, diretti dal sostituto commissario Andrea D’Angelo. A quel punto il giudice Maurizio Sacco, su richiesta della procura di Chieti, ha deciso di applicare una misura cautelare. All’indagato inizialmente era stato prescritto di mantenere una distanza non inferiore a 500 metri dalla ragazza e dalla sua abitazione, vietando allo stesso di comunicare con la giovane e con i suoi prossimi congiunti con qualsiasi modalità.
Inoltre è stata prescritta la procedura di controllo attraverso braccialetto elettronico. Avendo negato il consenso, però, all’indagato è stata applicata la misura cautelare del divieto di dimorare a Chieti. Il provvedimento è stato eseguito dai poliziotti della squadra mobile. Ieri mattina l’indagato, difeso dall’avvocato Vittorio Supino, durante l’interrogatorio di garanzia in tribunale ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande del giudice. Il difensore sta valutando il ricorso al tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento dell’ordinanza.
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