Pestaggio in carcere a colpi di caffettiera
Vasto. Un uomo di 57 anni si scaglia contro un tunisino, che reagisce tirandogli uno sgabello di legno: entrambi in ospedale
VASTO . Si sono picchiati in carcere a colpi di caffettiera e sgabello. Compariranno oggi davanti al gup del Tribunale di Vasto il vastese G.P., 57 anni, e il tunisino B.C.M. (34). Il 28 marzo del 2017 i due, al culmine di una discussione avvenuta nel carcere di Torre Sinello, se le sono date di santa ragione finendo entrambi al pronto soccorso del San Pio. Solo l'intervento della polizia penitenziaria ha evitato il peggio.
Il pubblico ministero Gabriella De Lucia ha chiesto per entrambi il processo per lesioni personali con l'aggravante di aver utilizzato oggetti atti ad offendere e dei quali è vietato l’uso. Non si conosce il motivo della baruffa. Certo è che, quando i due hanno cominciato a discutere, sembrava si trattasse di una normale lite. Ma i toni si sono ben presto alzati fino a degenerare. Stando a quanto riportato dalla procura nella richiesta di rinvio a giudizio, G.P. ha preso una caffettiera di metallo e l’ha nascosta in una calza, costruendo così una rudimentale mazza ferrata flessibile per colpire l’avversario. Afferrata la calza ad una estremità, con l’altra “armata” dalla caffettiera ha colpito e ferito alla testa il tunisino, provocandogli «un edema da trauma contusivo nella zona parietale del cranio». Anche la risposta di B.C.M. è stata violenta. Il 34enne ha preso uno sgabello di legno, scaraventando sul viso di G.P. e causandogli lesioni ad un occhio, escoriazioni al volto e sulle braccia. Ma l’aggressione non è finita qui, perché ha continuato a colpire il 57enne. Per entrambi si è reso necessario il ricovero in ospedale.
Nel corso dell’udienza di stamattina, i due imputati, assistiti dagli avvocati Raffaele Giacomucci e Arnaldo Tascione, forniranno la loro versione dei fatti. I legali esibiranno certificati medici e referti ospedalieri. Una cosa è certa: il reciproco pestaggio dei due detenuti avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Tempestivo e provvidenziale l’intervento della polizia penitenziaria.
Il pubblico ministero Gabriella De Lucia ha chiesto per entrambi il processo per lesioni personali con l'aggravante di aver utilizzato oggetti atti ad offendere e dei quali è vietato l’uso. Non si conosce il motivo della baruffa. Certo è che, quando i due hanno cominciato a discutere, sembrava si trattasse di una normale lite. Ma i toni si sono ben presto alzati fino a degenerare. Stando a quanto riportato dalla procura nella richiesta di rinvio a giudizio, G.P. ha preso una caffettiera di metallo e l’ha nascosta in una calza, costruendo così una rudimentale mazza ferrata flessibile per colpire l’avversario. Afferrata la calza ad una estremità, con l’altra “armata” dalla caffettiera ha colpito e ferito alla testa il tunisino, provocandogli «un edema da trauma contusivo nella zona parietale del cranio». Anche la risposta di B.C.M. è stata violenta. Il 34enne ha preso uno sgabello di legno, scaraventando sul viso di G.P. e causandogli lesioni ad un occhio, escoriazioni al volto e sulle braccia. Ma l’aggressione non è finita qui, perché ha continuato a colpire il 57enne. Per entrambi si è reso necessario il ricovero in ospedale.
Nel corso dell’udienza di stamattina, i due imputati, assistiti dagli avvocati Raffaele Giacomucci e Arnaldo Tascione, forniranno la loro versione dei fatti. I legali esibiranno certificati medici e referti ospedalieri. Una cosa è certa: il reciproco pestaggio dei due detenuti avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. Tempestivo e provvidenziale l’intervento della polizia penitenziaria.