Pestato in spiaggia a Ferragosto: condanne per 7 anni a due cugini
La vittima è un autotrasportatore di Bucchianico: calci, pugni a raffica e colpi di boccia in pieno volto. Una donna di origini napoletane è tra i responsabili della feroce aggressione sulla riviera nord
FRANCAVILLA AL MARE. Lo hanno pestato a sangue, in spiaggia, il giorno di Ferragosto: calci, pugni e colpi di boccia in pieno volto. Adesso, per quell’aggressione avvenuta a Francavilla nel 2018, due cugini napoletani di 38 anni sono stati condannati rispettivamente a tre anni e un mese e a quattro anni di reclusione. La sentenza è stata pronunciata dal giudice del tribunale di Chieti Luca De Ninis. Gli imputati dovranno risarcire la vittima, un autotrasportatore di Bucchianico, oggi 57enne, assistito dall’avvocato Marco Femminella: la provvisionale è stata quantificata in 5.000 euro.
L’episodio è avvenuto in uno stabilimento della riviera nord: a occuparsi delle indagini sono stati i carabinieri di Francavilla. «Mentre mi trovavo sotto il mio ombrellone», ha raccontato in caserma la vittima, «ho notato due donne che si rincorrevano e gridavano sulla passerella. Poi ho visto arrivare due uomini, penso fossero i loro mariti o parenti, in difesa di entrambe. Nel trambusto, la mia attenzione è stata catturata dalla presenza di un uomo, a terra, con due persone sopra che lo picchiavano e una donna che gli tirava calci da un lato. Io sono intervenuto verbalmente dicendo agli aggressori di smetterla e di lasciare stare quell’uomo, peraltro indifeso, che, chiudendosi a riccio, cercava solo di parare i colpi. La moglie di quest’ultimo, per di più, cercava di proteggerlo frapponendosi tra le parti».
Ma a quel punto l’autotrasportatore di Bucchianico, che voleva fare da paciere, è stato a sua volta colpito. «Uno dei due uomini si è alzato di scatto e, improvvisamente, mi ha sferrato un primo, violento pugno sull’orecchio destro». Dopo essersi ripreso, la vittima si è girata verso il mio ombrellone e ha afferrato il telefono digitando il 113: «Ho fatto solo in tempo a dire dove mi trovavo: sempre all’improvviso, ho subito un’altra aggressione, stavolta da parte della donna, che ha iniziato a colpirmi con numerosi pugni sulla schiena. Quindi, per sottrarmi a lei, ho tentato la fuga, ma sono stato braccato dallo stesso uomo del primo pugno che, con una boccia in mano, mi ha colpito sull’arcata cigliare sinistra».
A nulla sono valsi gli inviti a smetterla e le richieste di aiuto: «Il violento colpo preso alla testa mi ha fatto cadere a terra, poi quell’uomo mi è saltato addosso continuando a colpirmi con ferocia. Avevo ancora il telefonino con la chiamata aperta quando la donna lo ha afferrato con forza, strappandomelo dalle mani, verosimilmente per impedirmi di chiamare i soccorsi. Dopodiché, anche lei mi ha preso a calci alla testa, al collo e alle spalle. Non sono riuscito più a capire nulla perché i colpi ricevuti mi hanno provocato uno stato confusionale. Mentre sentivo le grida di mia moglie e delle altre persone, ho visto fuggire gli aggressori verso la passerella in direzione del bar».
Il 57enne, rimasto a terra dolorante, è stato soccorso dagli operatori del 118 e trasportato all’ospedale Santissima Annunziata di Chieti, dove i medici gli hanno diagnosticato fratture e lesioni giudicate guaribili in 47 giorni. Lunedì, dopo quasi sette anni, è arrivata la sentenza. Scontato il ricorso in appello degli imputati, difesi dagli avvocati Luca Paolucci e Giovanni Abet.
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