Rapina al benzinaio, parla la vittima: “L’accento era campano. Volevano i soldi del self service”
La rapina è avvenuta ieri mattina poco prima delle 7. Augusto Franceschini, il titolare, ha raccontato gli attimi di paura vissuti quando i due rapinatori si sono presentati col volto coperto da passamontagna.
CASTEL FRENTANO. In due, con i volti coperti da passamontagna e forse armati, hanno rapinato la stazione di servizio Eni alle porte di Castel Frentano. È successo ieri prima delle 7, all'orario di apertura del distributore di carburante lungo la Statale 84. All'arrivo dei banditi il titolare, Augusto Franceschini, era solo, nel piccolo ufficio vicino alle pompe per l'erogazione di carburante. «Avevo appena aperto, ero vicino agli scaffali a mettere a posto le raccomandate», racconta al Centro, «non li ho neanche visti arrivare. Sono entrati tutti e due, mi hanno preso uno a un braccio e uno all'altro e mi hanno portato là dietro (indica un'altra stanzina dell'ufficio, ndc). Mi dicevano: “Stai fermo, non ti muovere, dicci dove sta la chiave della cassaforte”. Volevano i soldi».
Dopo il fine settimana e il giorno festivo dell'Epifania, i due rapinatori, dall'accento campano, puntavano infatti alla cassetta piena di contanti della colonnina selfservice. «Uno mi teneva per il braccio e mi ripeteva “stai zitto, stai zitto” e con il “ferro” mi picchiava qui sulla tempia, come a farmi sentire che aveva qualcosa. È ancora rosso?», chiede indicando la zona vicino alla tempia, sotto il berretto di lana. E poi, quasi a scusarsi: «Non so se era una pistola o che, ho quasi 74 anni. L'altro cercava la chiave, ma io non ce l'ho e, senza, la cassaforte non si apre». Il secondo bandito allora ha aperto il cassetto, ha preso le chiavi che ha trovato ed ha iniziato a smanettare vicino alla cassetta. A quel punto Franceschini non ha perso la calma: «Io e mio figlio ci siamo sempre detti che se fosse venuto qualche malintenzionato, avremmo consegnato i soldi senza reagire.
Così ho avuto la freddezza di riflettere, di non entrare nel panico e gli ho detto: “Guarda, io devo cominciare adesso a lavorare, mio figlio sta arrivando. Noi iniziamo l'attività con una somma in contanti, ce li ho qua”. Li ho presi e glieli ho dati, 600 euro. Poi il cellulare non so perché lo hanno preso, probabilmente per non farmi telefonare». Alle 7 in punto al distributore è arrivato uno dei due operai, accompagnato in auto dalla madre per iniziare il suo primo giorno di lavoro. A quel punto i due banditi sono fuggiti a piedi, in direzione della rotatoria di fronte alla chiesa di San Rocco. «Abbiamo provato ad inseguirli con l'auto», prosegue il racconto Franceschini, «ma veniva una macchina in giù, quindi la madre del mio operaio ha dovuto attendere per dare la precedenza. Ma quando siamo arrivati alla rotatoria si erano già dileguati, l'hanno raggiunta in un batter d'occhio. Erano vestiti di nero e con il viso coperto, ma dagli occhi si vedeva che erano giovani». Probabilmente li attendeva un complice oppure avevano lasciato l'auto nelle vicinanze, pronta per la fuga. Sulla rapina indagano i carabinieri del Nucleo radiomobile di Lanciano, che stanno visionando le immagini della videosorveglianza comunale. «È la prima volta che mi succede in 32 anni di servizio», dice sconsolato Franceschini, «però ho fatto bene a non reagire».
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