Regali per evitare controlli fiscali Due anni al finanziere di Lanciano
Patteggia il militare accusato di “induzione indebita a dare o promettere utilità” Confermata la confisca di due terreni agricoli, conti correnti e titoli bancari
LANCIANO. Nessuna concussione reiterata dal 2008 al 2011 ma “induzione indebita a dare o promettere utilità”: è questo il reato, per il quale ha patteggiato due anni di reclusione, pena sospesa, il finanziere Crescenzo Di Marzio, 60 anni. L’uomo fu posto agli arresti domiciliari nell’ottobre 2011 e subì il sequestro dei beni - due case, tre terreni da mezzo milione di euro e 120 mila euro in titoli - perché avrebbe ottenuto generi alimentari o cene nei ristoranti da parte di sei commercianti frentani che così avrebbero evitato multe e controlli fiscali severi e ripetuti della proprie attività da parte del brigadiere.
«Il giudice Massimo Canosa«, spiegano i legali del sottufficiale, Michele Di Toro e Gaetano Pedullà, «ha accolto la nostra proposta di riqualificare il reato da concussione a “induzione indebita di dare o promettere utilità”, introdotta dalla legge 190 del 2012. È una legge per i reati legati alla corruzione ed è stata applicata per la prima volta in città. Prima di accettare il patteggiamento a due anni, pena sospesa, il giudice ha respinto la nostra richiesta di spostare il processo alla Corte costituzionale per l’illegittimità della norma che prevede la confisca obbligatoria dei beni del condannato per concussione e altri reati. Per noi la norma non poteva essere applicata in questo processo perché non permette al giudice di sindacare il caso concreto. In questo caso si parla di alimenti ricevuti e non di un patrimonio fatto di denaro: sono cose diverse».
Dopo aver respinto la richiesta il giudice ha fatto scattare la confisca di due terreni agricoli, conti correnti e titoli bancari, ossia di quella parte dei beni ancora sotto sequestro. La Cassazione, infatti, nel marzo 2012 ordinò il dissequestro delle case del finanziere a Poggio Imperiale e a Lanciano.
Con il patteggiamento si chiude l’inchiesta sul militare avviata dopo due esposti anonimi da parte di commercianti che, spiegò la Procura nel giorno dell’arresto di Di Marzio dopo sei mesi di indagini, verifiche, controlli, «non ne potevano più di pagare dazio a quel brigadiere che li minacciava di fargli chiudere l'attività se non collaboravano». Il finanziere ha sempre negato di aver minacciato controlli più severi per avere in cambio regalìe. Solo in un caso ammise di avere accettato un salame, ma per l’insistenza del negoziante.
Teresa Di Rocco
©RIPRODUZIONE RISERVATA