Sale la tensione sul Buccaneer: «Fate presto»
Scaduto l’ultimatum. I marittimi sequestrati chiamano a casa per chiedere aiuto
Si parla di un riscatto di trenta milioni di euro per liberare gli ostaggi dei pirati somali
ORTONA. «Fate presto». E’ la richiesta disperata che arriva dai marittimi del Buccaneer, il rimorchiatore della Micoperi sequestrato dai pirati nel golfo di Aden. Sono ore di grande tensione per i familiari del comandante Mario Iarlori e del marittimo, Tommaso Cavuto, i due prigionieri ortonesi a bordo della nave che da tre settimane è tenuta sotto sequestro nelle acque somale. Scaduto l’ultimatum di 72 ore annunciato da una telefonata di venerdì scorso, ieri è stata un’altra giornata di angoscia. Alcuni marinai dell’equipaggio - sedici persone, tra cui dieci italiani - hanno chiamato casa.
Circostanza che non viene smentita a Ortona dalle famiglie che seguono con trepidazione la trattativa che fa capo alla Farnesina e alla centrale dell’armatore Micoperi, a Ravenna.
Franca Iormetti, moglie di Cavuto, si trincera nel silenzio per il timore che qualcosa possa essere compromesso nella delicatissima mediazione aperta dal ministero degli Esteri. Sandra Costanzo, consorte del comandante Iarlori, senza nascondere la preoccupazione, rinnova la fiducia nella trattativa che potrebbe finalmente portare alla liberazione dell’equipaggio del Buccaneer.
«Stanno bene, ma stanno soffrendo», ha fatto sapere Pasquale Vollaro, padre di Giovanni, un giovane marittimo di Torre del Greco anche lui finito nelle mani dei pirati somali. Dal fronte diplomatico, intanto, si apprende che «sono aperti tutti i contatti politici». A ribadirlo sono le fonti che seguono la vicenda, a pochi giorni dalla partenza per la Somalia di Margherita Boniver, l’inviato speciale per le emergenze umanitarie del ministro degli Esteri, Franco Frattini.
La linea della Farnesina resta quella di sempre: in questa, come in altre situazioni che vedono connazionali nelle mani di sequestratori, le autorità italiane escludono la possibilità di blitz militari per evitare il rischio di mettere a repentaglio la vita degli ostaggi.
La novità è l’ultima telefonata arrivata ieri dai marinai del Buccaneer. A riferirla sono i parenti dei due marittimi campani in ostaggio dallo scorso 11 aprile. Parlano di «telefonata per certi aspetti liberatoria».
«Mio figlio» riferisce Vollaro «ha detto di stare bene ma ancora una volta ci ha chiesto di fare presto visto che sulla nave stanno soffrendo. La voce di Giovanni era terrorizzata». A casa Vollaro la chiamata è arrivata attorno alle 10.15, mentre Vincenzo Montella, un altro marittimo di Torre del Greco nelle mani dei sequestratori, avrebbe contattato casa, stando a quanto sostenuto dallo stesso Vollaro, qualche minuto dopo. «Giovanni» ha spiegato il padre «ci ha detto che a bordo sono arrivati anche i medicinali, ma molti non stanno comunque bene a causa dell’acqua che sono costretti a bere. Abbiamo informato della nuova telefonata la Farnesina: ci hanno assicurato che le trattative per il rilascio dei nostri cari stanno proseguendo». Ma resta ancora alta l’angoscia e la tensione cresce ora dopo ora.
Indecifrabile è la questione del riscatto. A Ortona, si parla di una richiesta di 30milioni di euro per liberare l’equipaggio. Circostanza che però non trova conferma da parte dell’armatore. «Il caso viene seguito direttamente da Ravenna», spiega il dirigente del comparto ortonese della Micoperi, Monaldo Bolognini. «Personalmente, non ho notizie sulla richiesta di un riscatto e su un importo di denaro. Per quanto ci riguarda ci preoccupiamo di stare vicino alle famiglie e di assisterle in questo difficilissimo momento».
Circostanza che non viene smentita a Ortona dalle famiglie che seguono con trepidazione la trattativa che fa capo alla Farnesina e alla centrale dell’armatore Micoperi, a Ravenna.
Franca Iormetti, moglie di Cavuto, si trincera nel silenzio per il timore che qualcosa possa essere compromesso nella delicatissima mediazione aperta dal ministero degli Esteri. Sandra Costanzo, consorte del comandante Iarlori, senza nascondere la preoccupazione, rinnova la fiducia nella trattativa che potrebbe finalmente portare alla liberazione dell’equipaggio del Buccaneer.
«Stanno bene, ma stanno soffrendo», ha fatto sapere Pasquale Vollaro, padre di Giovanni, un giovane marittimo di Torre del Greco anche lui finito nelle mani dei pirati somali. Dal fronte diplomatico, intanto, si apprende che «sono aperti tutti i contatti politici». A ribadirlo sono le fonti che seguono la vicenda, a pochi giorni dalla partenza per la Somalia di Margherita Boniver, l’inviato speciale per le emergenze umanitarie del ministro degli Esteri, Franco Frattini.
La linea della Farnesina resta quella di sempre: in questa, come in altre situazioni che vedono connazionali nelle mani di sequestratori, le autorità italiane escludono la possibilità di blitz militari per evitare il rischio di mettere a repentaglio la vita degli ostaggi.
La novità è l’ultima telefonata arrivata ieri dai marinai del Buccaneer. A riferirla sono i parenti dei due marittimi campani in ostaggio dallo scorso 11 aprile. Parlano di «telefonata per certi aspetti liberatoria».
«Mio figlio» riferisce Vollaro «ha detto di stare bene ma ancora una volta ci ha chiesto di fare presto visto che sulla nave stanno soffrendo. La voce di Giovanni era terrorizzata». A casa Vollaro la chiamata è arrivata attorno alle 10.15, mentre Vincenzo Montella, un altro marittimo di Torre del Greco nelle mani dei sequestratori, avrebbe contattato casa, stando a quanto sostenuto dallo stesso Vollaro, qualche minuto dopo. «Giovanni» ha spiegato il padre «ci ha detto che a bordo sono arrivati anche i medicinali, ma molti non stanno comunque bene a causa dell’acqua che sono costretti a bere. Abbiamo informato della nuova telefonata la Farnesina: ci hanno assicurato che le trattative per il rilascio dei nostri cari stanno proseguendo». Ma resta ancora alta l’angoscia e la tensione cresce ora dopo ora.
Indecifrabile è la questione del riscatto. A Ortona, si parla di una richiesta di 30milioni di euro per liberare l’equipaggio. Circostanza che però non trova conferma da parte dell’armatore. «Il caso viene seguito direttamente da Ravenna», spiega il dirigente del comparto ortonese della Micoperi, Monaldo Bolognini. «Personalmente, non ho notizie sulla richiesta di un riscatto e su un importo di denaro. Per quanto ci riguarda ci preoccupiamo di stare vicino alle famiglie e di assisterle in questo difficilissimo momento».