pericolo caccia

San Vito Chietino, ciclista rischia di essere impallinato

Quarantenne racconta: «Ero in bici nei campi quando due proiettili mi hanno sfiorato la testa. Sono vivo per miracolo»

LANCIANO. «Avevo la testa e il corpo chinati sull’avantreno della mountain bike perché stavo procedendo in salita, ed è stata la mia salvezza. Se fossi stato semplicemente seduto, sarei stato colpito dal proiettile che mi ha sfiorato la testa o da quello che ha colpito un albero poco distante da me. Non ho mai provato tanto terrore e tanta rabbia». Ha rischiato di essere ucciso dai colpi sparati da dei fucili di alcuni cacciatori, C.G., 40enne di Lanciano mentre con la mountain bike percorreva la salita che da contrada Cesa porta a Rapanice, nel territorio di San Vito. Una passeggiata in bici che ha rischiato di trasformarsi in tragedia.

«Ero quasi alla fine della salita in una zona che è coperta da vigneti, alberi, e appena ho sentito il proiettile sfiorarmi la testa mi sono buttato a terra», ricorda l’uomo, «riconoscono bene proiettili, pallini, fucili e armi in genere perché da anni vado al poligono e quelli erano proiettili, sparati da dei cacciatori, a dir poco imprudenti. A conferma che si trattava di cacciatori c’è il piccolo capriolo che mi è passato accanto zigzagando e il beagle che lo inseguiva. Ho gridato più volte di non sparare, per richiamare la loro attenzione e nello stesso tempo ho avvertito il 112».

I carabinieri di Lanciano hanno deviato la chiamata verso Ortona e sono intervenuti sul posto i militari di San Vito. Gli uomini dell’Arma hanno fatto dei controlli nella zona e fermato anche tre cacciatori che avevano fucili e brevetti in regola. «A parte che è proibito cacciare caprioli e i cacciatori che mi hanno sparato addosso lo stavano facendo», aggiunge C.G., «quello che mi preme sottolineare è che quella zona, quei sentieri sotto il viadotto Cesa, sono frequentati. Ci passano persone in mountain bike come me, o altri che vanno a cavallo, a piedi. Non possiamo rischiare la vita per fare una passeggiata. Certo, è zona di caccia, ma non si può sparare senza rendersi conto di poter ferire qualcuno. E di incidenti di caccia di questo genere ce ne sono a iosa». L’ultimo proprio domenica nella campagna di Casalincontrada. Un cacciatore nello sparare a un fagiano ha preso di striscio l’occhio di un uomo di 50 anni che stava passeggiando tranquillamente sul suo terreno.

Poco più su del viadotto Cesa, dove il 40eenne ha rischiato di essere colpito dai proiettili, un anno mezzo fa morì un ex assessore del Comune di Treglio, durante una battuta di caccia al cinghiale. «Non voglio aprire polemiche contro o pro la caccia», chiude C.G., «invito solo le persone che frequentano la zona a fare attenzione: io ho rischiato la morte».

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