San Vito, l'orrore: «I banditi urlavano: ogni mezz’ora ti tagliamo un dito»
Il racconto del commerciante rapinato in casa da quattro uomini incappucciati: «Se non mi fossi liberato sarei morto dissanguato»
SAN VITO CHIETINO. «Mi dicevano: “ogni mezz’ora ti tagliamo un dito”. E l’hanno fatto veramente, poi me l’hanno messo pure vicino al viso. In passato ho subìto altre rapine, ma questa volta mi ha segnato». Seduto sul letto del reparto di ortopedia Domenico Iezzi, 73 anni, racconta la terribile rapina subita lunedì sera nel suo negozio di alimentari in contrada Pontoni, a San Vito. Il volto attorno agli occhi tumefatto per il pugno preso e la mano destra fasciata dopo l’intervento chirurgico per sistemare il moncone del dito indice, quello che i rapinatori gli hanno tagliato senza pietà.
«Erano le 20.15-20.20 di lunedì, stavo chiudendo il negozio», ricorda Iezzi, «mi sono avvicinato alla porta per chiuderla. Di colpo si è aperta e sono entrate quattro persone incappucciate, con i guanti e le tute scure. Una mi ha tirato un pugno al volto che mi ha fatto cadere di schiena. Mi hanno rotto anche gli occhiali. Non ho potuto chiudere le serrande perché pensavano ci fosse l’allarme e lo hanno fatto loro. Poi mi hanno preso e portato in cucina. Mi hanno legato a una sedia con lo scotch da pacchi, con le mani dietro la schiena, non potevo muovermi. E subito hanno iniziato a chiedermi dei soldi, dove li tenevo».
Il racconto è lucido e drammatico. Iezzi è da poco tornato dalla visita al dentista poiché il pugno gli ha rotto anche un dente. «Due uomini sono stati con me, altri due non li ho visti per niente, ma hanno fatto un macello per casa», riprende Domenico Iezzi, «sono andati fino alla mansarda, dove ho il deposito di olio, in cerca di denaro. Avevano già preso quello nella cassa e nella borsa. Gli ho detto dove stavano altri soldi, ma per loro erano pochi. Mi dicevano: “tu non ci vai in banca, i soldi li hai qua a casa”. Ma quelli avevo, in tre posti. Non ricordo quanto ci fosse, credo 3-4mila euro. Hanno preso tutte le sigarette, non gli bastavano 10mila euro tra tutto».
Così, oltre a rovistare per tutto il negozio e nell’appartamento, dove il commerciante 73enne vive da solo, i rapinatori sono passati alle minacce e alla tortura. «“Ogni mezz’ora ti tagliamo un dito” e l’hanno fatto davvero», rimarca Iezzi come se non riuscisse ancora a crederci, «hanno preso un coltello dalla cucina, era spezzato ma lo conservavo perché aveva una buona lama. E dalla mano legata dietro la schiena, il capo mi ha tagliato l’indice. Dopo me l’ha messo anche vicino alla faccia. Sono criminali», scuote la testa l’anziano negoziante, che ha subìto altre tre rapine in passato. Ma l’ultima è senz’altro la più violenta. «Dopo due giorni di ricerche i carabinieri sono riusciti a trovare il coltello in mezzo alla campagna», rivela Iezzi.
Oggi, secondo il primario di Ortopedia, Enrico Marvi, l’anziano dovrebbe essere dimesso. «La fortuna mia», dice malgrado tutto, «è stata che, quando hanno capito che non c’erano più soldi e hanno deciso di andare via, il capo, quello che mi aveva tirato anche il pugno, mentre stava uscendo con il coltello con cui mi ha mozzato il dito ha tagliato la parte di fuori del nastro adesivo. Così sono riuscito ad alzarmi, a sfilare la sedia e a dare l’allarme. Se non avesse fatto così a quest’ora sarei morto dissanguato».
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«Erano le 20.15-20.20 di lunedì, stavo chiudendo il negozio», ricorda Iezzi, «mi sono avvicinato alla porta per chiuderla. Di colpo si è aperta e sono entrate quattro persone incappucciate, con i guanti e le tute scure. Una mi ha tirato un pugno al volto che mi ha fatto cadere di schiena. Mi hanno rotto anche gli occhiali. Non ho potuto chiudere le serrande perché pensavano ci fosse l’allarme e lo hanno fatto loro. Poi mi hanno preso e portato in cucina. Mi hanno legato a una sedia con lo scotch da pacchi, con le mani dietro la schiena, non potevo muovermi. E subito hanno iniziato a chiedermi dei soldi, dove li tenevo».
Il racconto è lucido e drammatico. Iezzi è da poco tornato dalla visita al dentista poiché il pugno gli ha rotto anche un dente. «Due uomini sono stati con me, altri due non li ho visti per niente, ma hanno fatto un macello per casa», riprende Domenico Iezzi, «sono andati fino alla mansarda, dove ho il deposito di olio, in cerca di denaro. Avevano già preso quello nella cassa e nella borsa. Gli ho detto dove stavano altri soldi, ma per loro erano pochi. Mi dicevano: “tu non ci vai in banca, i soldi li hai qua a casa”. Ma quelli avevo, in tre posti. Non ricordo quanto ci fosse, credo 3-4mila euro. Hanno preso tutte le sigarette, non gli bastavano 10mila euro tra tutto».
Così, oltre a rovistare per tutto il negozio e nell’appartamento, dove il commerciante 73enne vive da solo, i rapinatori sono passati alle minacce e alla tortura. «“Ogni mezz’ora ti tagliamo un dito” e l’hanno fatto davvero», rimarca Iezzi come se non riuscisse ancora a crederci, «hanno preso un coltello dalla cucina, era spezzato ma lo conservavo perché aveva una buona lama. E dalla mano legata dietro la schiena, il capo mi ha tagliato l’indice. Dopo me l’ha messo anche vicino alla faccia. Sono criminali», scuote la testa l’anziano negoziante, che ha subìto altre tre rapine in passato. Ma l’ultima è senz’altro la più violenta. «Dopo due giorni di ricerche i carabinieri sono riusciti a trovare il coltello in mezzo alla campagna», rivela Iezzi.
Oggi, secondo il primario di Ortopedia, Enrico Marvi, l’anziano dovrebbe essere dimesso. «La fortuna mia», dice malgrado tutto, «è stata che, quando hanno capito che non c’erano più soldi e hanno deciso di andare via, il capo, quello che mi aveva tirato anche il pugno, mentre stava uscendo con il coltello con cui mi ha mozzato il dito ha tagliato la parte di fuori del nastro adesivo. Così sono riuscito ad alzarmi, a sfilare la sedia e a dare l’allarme. Se non avesse fatto così a quest’ora sarei morto dissanguato».
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