Santa Maria Imbaro, il sindaco Di Nunzio: «In questa zona non viviamo più tranquilli»
SANTA MARIA IMBARO. «Questo era un territorio tranquillo, ora non lo è più. Siamo stati costretti a cambiare abitudini di vita: chiudiamo sempre porte e finestre e abbiamo addosso un senso di paura»....
SANTA MARIA IMBARO. «Questo era un territorio tranquillo, ora non lo è più. Siamo stati costretti a cambiare abitudini di vita: chiudiamo sempre porte e finestre e abbiamo addosso un senso di paura». Sono le parole del sindaco di Santa Maria Imbaro, Maria Giulia Di Nunzio (in foto), all’indomani della rapina efferata e violenta commessa martedì sera ai danni di Massimiliano Delle Vigne e della moglie Rossella Tortella. Il primo cittadino, appresa la notizia dell’aggressione in casa, è corsa subito alla villa per accertarsi delle condizioni di salute dei coniugi. Scioccati, feriti ma, fortunatamente, vivi. «È un episodio gravissimo», ribadisce il sindaco, «di una crudeltà inaudita. Per la prima volta nel paese assistiamo a una rapina del genere, ma l’escalation di violenza c’è da alcuni mesi. Il 21 luglio scorso è stato fatto saltare in aria il bancomat della banca usando tantissimo esplosivo come se nulla fosse. Poi si sono susseguiti furti nelle abitazioni. Ho chiesto aiuto ai carabinieri di Fossacesia e devo dire che fanno tantissimo, passano spesso, ma sono pochi. I vigili fanno servizio fino alle 20». Che fare? Le ronde? Il sindaco ha incontrato e parlato con i cittadini chiedendo loro di segnalare a lei, o di chiamare le forze dell’ordine, quando notano macchine strane e persone non conosciute in paese. «L’altra sera», racconta il sindaco, «mi hanno telefonato cittadini insospettiti da uomini mai visti che facevano domande strane al bar. Ma martedì sera abbiamo raggiunto l’apice della violenza con questa rapina che pensavamo mai potesse accadere in casa nostra. Abbiamo un senso di paura: la sera chiudiamo tutto, porte e finestre, mentre prima non era così. Quello che dà fastidio ai cittadini è che non c’è certezza della pena, perché i ladri, se presi, dopo poche ore sono fuori. Non siamo tutelati dalla legge». (t.d.r.)