Scala per una disabile la Regione non rimborsa

10 Febbraio 2013

La storia di una donna con tetraparesi spastica, i genitori realizzano un impianto per farla uscire di casa ma da 4 anni attendono invano i soldi previsti dalla legge

CHIETI. Giovanna ha 35 anni. La sua è una vita con l’idrocefalìa e la tetraparesi spastica. Giorni che scorrono in uno stato semivegetativo. La sua mamma e il suo papà le hanno rinnovato un servoscala. Una sorta di trampolino per il mondo. Perché solo così, Giovanna, può uscire in carrozzella. Il servoscala ce l’ha dal marzo del 2009, da quando riuscirono a realizzarlo con 9mila 223 euro. Una legge, la 13/89, gli riconosce la possibilità di avere un rimborso sulla somma. La famiglia istruisce la pratica, indirizzata alla Regione, attraverso l’ufficio casa del Comune. Ad aprile dello stesso anno l’istanza viene protocollata e approvata, riconoscendo una somma di 4mila 242 euro e 46 centesimi, a parziale copertura della spesa sostenuta. Oggi, 10 febbraio 2013, a quasi quattro anni di distanza, questi soldi non sono ancora arrivati.

In Regione alzano le braccia. Lo Stato non trasferisce più denaro dal 2002 e l’ente non può più coprire queste spese neanche di tasca propria, come ha fatto fino al 2007. Qualcosina ha rimesso in capitolo, 400 mila euro, ma sono briciole. Così per Giovanna la vita, ora, somma un altro diritto negato. A lei, che ha il coraggio forte di vivere oltre gli ostacoli.

«Paghiamo regolarmente le tasse e le bollette, tutto», dice mamma Luciana Di Paolo, «leggiamo di tanti sprechi di denaro pubblico e poi scopriamo sulla pelle di come le istituzioni abbiano la sfrontatezza di perdersi per briciole come queste, che per noi, per lei, invece, significano poter uscire di casa e non vivere da sepolta viva».

A segnalare questa storia è Concetta La Sorda, responsabile dello sportello Cna-Federconsumatori.

«In Abruzzo sono tanti i casi come questo», dice, «è assurdo che non si faccia niente».

Federconsumatori il 2 agosto scorso ha sollecitato il pagamento della somma al Comune. L’ente, il 10 agosto, ha risposto che è ancora in attesa di finanziamenti dalla Regione. Ente che, a sua volta, ha ammesso al Comune di non aver ricevuto fondi dallo Stato utili a soddisfare le richieste dei diversi Comuni. Una verità confermata anche al Centro, parlando di uno stop dei trasferimenti statali dal 2002. Nel 2012 la giunta e poi il consiglio, su proposta dell’assessore Angelo Di Paolo, sono riusciti, dopo 5 anni di vuoto, a mettere su questo capitolo 400 mila euro.

«Si stanno ridefinendo i parametri per erogare questo denaro, criteri che aiuteranno a individuare una scala di priorità», dice Elio Ianniem, direzione regionale lavori pubblici, servizio edilizia residenziale, «purtroppo il denaro risponde a una domanda enormemente più grande, basta a coprire appena un terzo delle istanze di un solo anno». Gli anni in sospeso, invece, sono sei e, come Giovanna, tanti disabili e le proprie famiglie rimangono traditi da un diritto negato.

Sipo Beverelli

©RIPRODUZIONE RISERVATA