Sequestro-bis alle 80 case del complesso Itaca

Il tribunale del riesame di Chieti accoglie il ricorso presentato dalla Procura Impugnata anche l’assoluzione dei rappresentanti del Comune

VASTO. Il tribunale del riesame di Chieti ha accolto la richiesta di revoca del dissequestro del complesso residenziale Itaca in località Costa Contina presentata dal procuratore capo della Repubblica di Vasto, Francesco Prete, il 10 maggio scorso. Tornano i sigilli nell’elegante cantiere. Il nuovo sequestro riguarda tutto il complesso immobiliare. Gli otto proprietari della palazzina A hanno ottenuto, tuttavia, l’uso e il godimento della loro proprietà come richiesto dal loro legale, l’avvocato Arnaldo Tascione, il 16 luglio 2011.

La lunga vicenda giudiziaria si arricchisce di un nuovo capitolo. Il 3 maggio scorso il processo di primo grado finì con quattro condanne per abuso edilizio in area sottoposta a vincolo idrogeologico e otto assoluzioni. Il giudice monocratico Antonio Sabusco ordinò la demolizione delle parti realizzate illegalmente disponendo il dissequestro del complesso immobiliare. Qualche giorno dopo il procuratore capo del tribunale di Vasto, Francesco Prete, decise di presentare ricorso contro il dissequestro chiedendo ai giudici teatini di rivedere la disposizione.

Il tribunale di Chieti presieduto dal giudice Geremia Spiniello ha dato ragione e Prete. «Il bene sequestrato per esigenze cautelari può essere restituito solo se si accerta che, alla data della pronuncia della sentenza di condanna siano venute meno le esigenze cautelari, altrimenti il vincolo deve essere mantenuto fino alla sentenza definitiva», recita il dispositivo disponendo un nuovo sequestro preventivo.

La Procura ha impugnato anche l’assoluzione con la formula “perché il fatto non costituisce reato” dei rappresentanti del Comune. Anche il legale dell’impresa, Giovanni Di Santo, ha deciso di ricorrere in appello. La vicenda che va avanti da otto anni non è quindi arrivata al capolinea. Secondo la Procura la società di costruzioni di Trentola Ducenta (Caserta) avrebbe realizzato alcune opere prima che venisse approvata e rilasciata dal Comune la variante in sanatoria.

Il 3 maggio scorso il tribunale ha assolto il Comune e i proprietari privati e ha condannato Raffaele D’Alessio, Luisa Perrone, Arcangelo D’Alessio e Stefano Burgan (rappresentanti dell’impresa, committente e direttore dei lavori) a pene che vanno da 2 a sette mesi e multe che oscillano da 1.200 a 13 mila euro. Il prossimo giudizio a sarà quello della Corte d’appello.

Paola Calvano

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