CIVITELLA MESSER RAIMONDO

Tartufaie danneggiate, due 39enni incastrati dalle fototrappole

Parte l'inchiesta dei carabinieri forestali e la Procura di Chieti emette due avvisi di garanzia

CIVITELLA MESSER RAIMONDO. Ricerca e raccolta illecita di tartufi: due avvisi di garanzia a carico due 39enni scoperti dai carabinieri forestali grazie alle fototrappole. I due sono stati denunciati e ora rischiano l'arresto, fino a un anno, o un'ammenda fino a oltre 6mila euro. 

Agli indagati - A.B. e T.D. - è stato contestato il reato di danneggiamento aggravato, per aver deteriorato alcune tartufaie, compromettendone lo stato di conservazione e l’habitat naturale, all’interno di un’area classificata “Zona A1 a conservazione integrale” nel comune di Civitella Messer Raimondo (CH). L’identificazione degli indagati è stata possibile grazie al lavoro certosino svolto dagli investigatori che hanno acquisito le immagini di alcuni impianti di videosorveglianza (fototrappole).

La cosiddetta “zappatura” è una pratica vietata dalla legislazione italiana, in quanto considerata fortemente dannosa per il patrimonio naturale, tanto più che l’Unesco ha dichiarato le tartufaie naturali “Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità”. I carabinieri forestali ricordano dunque che la ricerca e la raccolta dei tartufi devono essere effettuate in modo da non arrecare danno alle tartufaie, avvalendosi di un cane appositamente addestrato e, per l’estrazione dal terreno, solo di attrezzi idonei. L’utilizzo del cane addestrato permette di localizzare il punto preciso dove è localizzato il tartufo, consentendo inoltre l’individuazione dei soli esemplari maturi. L’impiego del vanghetto o della zappetta (per la sola provincia di L’Aquila), quando non sia possibile estrarre il fungo direttamente con le mani, consente inoltre di limitare al minimo i danni alle radici delle tartufaie; si ricorda, inoltre, come le buche scavate per l’estrazione dei tartufi, debbano essere obbligatoriamente riempite con il terriccio precedentemente asportato.

I due 39enni dovranno rispondere della violazione degli articoli 733 e 734 C.P. (danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale, distruzione o deturpamento di bellezze naturali) e rischiano l’arresto fino a un anno o l’ammenda fino ad 6.197 euro.