CHIETI
Testate, calci e pugni sul Corso: presi tre baby bulli, uno ha 13 anni
I ragazzini sono accusati di tentata rapina, la procura: «Volevano portare via lo zaino della vittima». Li incastrano le immagini delle telecamere del centro storico
CHIETI. Uno dei baby bulli ha i lineamenti di un bambino (o poco più). Ha 13 anni e per la legge non è imputabile, al contrario di due suoi amici, che di anni ne hanno 14 e 16 e ora rischiano di finire sotto processo perché ritenuti responsabili dell’aggressione avvenuta lo scorso 1° aprile a Chieti, lungo corso Marrucino, nel cuore del centro storico, ai danni di un tredicenne preso a calci, pugni e testate.
Il terzetto è stato identificato e denunciato dai poliziotti della questura teatina. E adesso il procuratore per i minorenni dell’Aquila David Mancini ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio. Il reato contestato è concorso in tentata rapina perché, in base alla ricostruzione del pubblico ministero, l’obiettivo dei bulli era quello di portare via lo zaino della vittima.
Un pestaggio avvenuto in pieno giorno che – secondo l’accusa – non può essere banalizzato, finire nel tritacarne della quotidianità oppure essere bollato come una semplice bravata, ma merita di arrivare in un’aula di tribunale.
LE BOTTE L’aggressione si consuma nel primo pomeriggio, più o meno all’altezza dell’incrocio con via Spaventa, nei pressi della pizzeria Tonino. Il tredicenne sta tornando a casa dopo l’allenamento di pallacanestro e ha con sé una palla. All’improvviso viene bloccato da un gruppetto composto da alcuni ragazzi che, senza ragioni particolari, cominciano a infastidirlo, lo prendono in giro e gli chiedono cosa porta nello zaino. Succede tutto in rapida successione: i bulli s’impossessano temporaneamente della palla del ragazzino e iniziano a passarsela fra di loro, salvo poi restituirgliela. Non solo: gli sconosciuti gli chiedono denaro. Lui fugge, ma i tre lo inseguono colpendolo alla testa e alla schiena con calci e pugni. Il motivo? Per l’accusa, gli indagati vogliono sottrargli lo zaino. Ma il piano va a monte e la vittima riesce ad allontanarsi definitivamente.
LE INDAGINI Subito dopo, il tredicenne – spaventato e dolorante – torna a casa e si sfoga con la madre, ripercorrendo nel dettaglio l’aggressione. La donna ritiene opportuno allertare la polizia, perché quegli sconosciuti sono andati ben oltre il limite di un tollerabile sfottò fra ragazzini. Le indagini partono immediatamente: a incastrare i bulli sono le immagini delle telecamere presenti in centro storico e una serie di testimonianze raccolte dagli agenti anche nei giorni successivi.