Santa maria imbaro
Topi uccisi col gas, a giudizio il direttore del Mario Negri sud in Abruzzo
Tommaso Pagliani a giudizio per l’uccisione di 750 cavie dopo il taglio dei fondi all’istituto di ricerca.
LANCIANO. Il Direttore amministrativo della Fondazione Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro, Tommaso Pagliani, a giudizio per uccisione di animali, 750 topi, tenuti negli stabulari del centro di ricerca e uccisi con il gas per mancanza dei fondi necessari a mantenerli. Lo ha deciso, con citazione diretta, il Procuratore di Lanciano Francesco Menditto che nel maggio 2014 aveva aperto sul caso un'inchiesta, dopo denuncia della Lega Antivivisezione nazionale. L'udienza è fissata per il prossimo 25 giugno.
All'epoca, tra i primi atti del procuratore Menditto ci fu il sequestro, primo caso in Italia, di 49 topi, inizialmente affidati alla Lav ed in seguito alla Collina dei Conigli di Monza, associazione di volontariato per la cura e la riabilitazione di piccoli animali: erano i superstiti di un gruppo di circa 1.300 cavie di «Mus musculus». Facevano parte del laboratorio di Metabolismo Lipidico e Tumorale di un ricercatore del Centro abruzzese che trasferendosi a Bari aveva portato con sé quasi la metà dei topi usati per lo studio sui tumori. La perdurante crisi economica del Negri Sud non consentiva più di mantenere i topi, molti dei quali malati, e la stessa divisione veterinaria consigliò l'abbattimento delle rimanenti 750 cavie. Da qui la denuncia della Lav e l'inchiesta.
Oggi, l'associazione afferma: «Come per l'innovativo processo in difesa dei beagle di Green Hill, conclusosi a Brescia in primo grado con tre recenti condanne e la Lav parte civile, la legge deve essere rispettata anche in ambiti come la sperimentazione animale: non ci sono zone franche. La norma comunitaria e nazionale e la giurisprudenza hanno ampiamente chiarito che tutti gli animali sono essere senzienti e vanno curati e accuditi rispettandone l'etologia, indipendentemente dalla loro destinazione finale. Chiediamo quindi controlli qualificati nelle strutture che utilizzano animali per la sperimentazione, per evitare che casi analoghi si ripetano».