Uilm: l’Acs va a Cassino con i soldi fatti ad Atessa

L’azienda dell’indotto del Ducato si trasferisce nel Lazio e manda a casa 23 operai Il sindacalista Manzi: scelta pianificata due anni fa e avallata dalla Fiom

ATESSA. «La scelta dell’Acs di spostare il lavoro destinato alla Sevel da Atessa a Cassino è definitiva e conclude un progetto avviato due anni fa e avallato dalla Fiom». Con queste parole, Nicola Manzi, segretario provinciale della Uilm, interviene sulla vertenza Acs, fabbrica dell’indotto automotive che produce spugne destinate allo stabilimento Sevel e che ha annunciato a breve la chiusura dello stabilimento di Atessa. I 23 dipendenti dell'azienda sono in sciopero ad oltranza da settimane. Mercoledì scorso nell’aula consiliare di Lanciano si è tenuto il primo tavolo anticrisi a seguito della mozione del consigliere Alex Caporale.

«È vergognoso il modo subdolo in cui l’Acs ha pianificato e chiuso lo stabilimento», sottolinea Manzi. «Sfruttando il lavoro svolto per la Isringhausen, fornitrice di Sevel, invece di investire in Val di Sangro l’Acs ha utilizzato i guadagni per fare investimenti a Cassino e realizzare per la prima volta sul nostro territorio il furto del lavoro e dell’occupazione». Per Manzi il destino dello stabilimento era già stato segnato tre anni fa: «Oggi tutti sono al capezzale dell’Acs, ma questa brutta storia parte dal lontano 2010 quando veniva concessa la cassa integrazione straordinaria per un anno a fronte dell’impegno assunto dalla direzione aziendale presso la Provincia di Chieti di garantire l’occupazione e il rilancio dello stabilimento. Nel 2011, mentre la Sevel aumentava il lavoro per l’indotto realizzando una produzione di circa 215.000 veicoli, l’Acs, incurante degli impegni presi e contro ogni logica industriale, comunicò la chiusura dello stabilimento. Contro questa grave e insensata decisione», prosegue il sindacalista, «la Uilm dichiarò lo sciopero generale di 8 ore il 27 giugno 2011 chiamando a raccolta tutti i metalmeccanici. Ma mentre noi scioperavamo per non far portare via il lavoro», attacca Manzi, «la direzione aziendale si accordava con la sola Fiom per due anni di contratti di solidarietà difensivi che di fatto attestavano l’assenza di lavoro, cosa invece non vera. Tutto questo è avvenuto nonostante gli appelli e la protesta della Uilm e di tutti i sindaci del territorio capeggiati dal sindaco di Atessa, Nicola Cicchitti. È vergognoso che per due anni l’Acs e chi ha condiviso quel progetto hanno illuso i lavoratori e mentre si utilizzavano gli ammortizzatori sociali l’azienda continuava indisturbata a delocalizzare lavoro e occupazione a Cassino».

Daria De Laurentiis

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