Vasto, perseguita e picchia la ex e i figli: «Troppo occidentali»

Marocchino separato non accetta lo stile di vita della donna e dei ragazzi. Sabato botte e minacce fuori dall’ospedale: lei lo denuncia ai carabinieri

VASTO . Minacce, lesioni e maltrattamenti alla ex moglie. Finisce in Procura il dossier dei carabinieri sul movimentato menage di una coppia di origine marocchina, separata da anni e protagonista sabato pomeriggio di una drammatica baruffa in via Ciccarone. Lui non ha mai accettato la separazione né accetta il modo di vivere della ex moglie. Ritiene il suo comportamento “troppo occidentale”. Nonostante un ordine di allontanamento del tribunale di Vasto e il divieto assoluto di avvicinarsi e telefonare alla donna e ai figli, l’uomo non dà tregua ai congiunti.
L’ultimo episodio due giorni fa davanti all’ospedale San Pio. K.A. ha procurato alla moglie graffi e contusioni. La figlia della coppia è riuscita a rifugiarsi in ospedale. Un amico di famiglia, che ha difeso la donna, ha riportato lesioni guaribili in 20 giorni. Lei, A.J., madre di quattro figli, ieri mattina ha presentato l’ennesima denuncia ai carabinieri. «Rimetteremo un dettagliato rapporto in Procura», afferma il maggiore Giancarlo Vitiello. Questa volta K.A. rischia molto più dell’allontanamento. La vicenda di A.J. è seguita dall’avvocato Silvia Notaro dello sportello antiviolenza Emily Abruzzo. Quello che è accaduto sabato è l’epilogo di un travagliato menage che sta terrorizzando la moglie, ma anche i figli. Tutto è cominciato quando A.J., moglie del trentenne, esasperata dai maltrattamenti che da anni continuava a subire, si è rivolta ai carabinieri di Cupello. La donna ha chiesto aiuto e i militari l’hanno aiutata. «Il mio ex marito», racconta la donna al Centro, «pretende sia da me che dai nostri figli un abbigliamento e uno stile di vita conformi alle tradizioni marocchine più rigide, ma qui siamo in Italia e noi non ce la sentiamo. Sono stata costretta a denunciarlo, poiché tutti in famiglia viviamo in un clima di costante di paura a causa dei suoi maltrattamenti. Abbiamo fiducia nella giustizia italiana e speriamo che le forze dell’ordine possano tutelarci, perché siamo davvero esasperati da questa situazione».
Quando un anno fa il gip del tribunale di Vasto, su richiesta del procuratore capo Giampiero Di Florio, emise il provvedimento di allontanamento A.J. tirò un sospiro di sollievo. Purtroppo la pace è durata poco. K.A. è tornato a Cupello più volte. Sabato ha aspettato che la donna parcheggiasse l’auto in via Ciccarone a Vasto, poi ha spalancato la portiera dell’auto. «Mi ha minacciato con un taglierino. Vuole che ritiri le denunce. Mia figlia ha fatto in tempo a rifugiarsi in ospedale. Ma domenica non voleva andare alla comunione di un’amica per paura di trovarsi il padre davanti», racconta la donna. I carabinieri stanno seguendo la vicenda con attenzione e cercano di proteggere A.J. e i figli. Non è escluso che, una volta letto il rapporto dei carabinieri e viste le esigenze cautelari che hanno già indotto il gip a disporre la misura dell’allontanento, la Procura non chieda una misura più severa idonea a scongiurare la reiterazione del reato di stalking e a tutelare le vittime.
Nel Vastese ci sono stati due casi di allontanamento obbligatorio dalla scorsa estate. A fine luglio il giudice Italo Radoccia ordinò a un 38enne di Vasto di lasciare la provincia di Chieti per stare lontano dalla ex compagna e dal loro figlio. Poi fu la volta di K.A.: considerando che le disposizioni dei giudici non sono state rispettate da quest’ultimo, il denunciato rischia di finire in cella. Sia la Procura che i magistrati del tribunale vastese sono molto sensibili al problema ed hanno deciso di usare il pugno di ferro con gli stalker. Troppi sono stati negli ultimi anni gli episodi di violenza che hanno visto le donne vittime.
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