Volontaria di Ortona resta bloccata in Egitto
Era diretta in missione umanitaria a Gaza per portare alimenti e medicinali: "Siamo in quattro e stiamo bene, aspettiamo le decisioni del consolato"
ORTONA. Claudia D’Intino è giovane, coraggiosa e determinata. A tal punto da rimanere ferma, in Egitto, con i militari nelle strade del Cairo, gli stupri nelle piazze, gli spari ed il pericolo. È ortonese una dei giovani volontari di “Music For Peace”, la Onlus di Genova che si trova in Egitto da 13 giorni. Lei ed altri 3 volontari avrebbero dovuto raggiungere giorni fa Gaza per portare derrate alimentari, medicinali ed un’autovettura che può trasportare persone disabili. Una missione umanitaria ferma alla dogana egiziana. Gli egiziani avrebbero avanzato cavilli burocratici per non autorizzare i ragazzi ad andare oltre Alessandria d’Egitto. Ma loro sono determinati ad andare avanti, ed attendono istruzioni dal consolato italiano. Era proprio in una palazzina vicino al consolato Claudia, quando mercoledì pomeriggio gli egiziani sono scesi in piazza, dopo che il presidente Mohamed Morsi è stato cacciato dall’esercito e posto agli arresti domiciliari. L’Egitto va verso le elezioni, la costituzione è sospesa, milioni di persone esultano mettendo fine al governo islamista che stava prendendo una deriva estremista. In quel panorama c’è anche Claudia, 26 anni laureata in scienze politiche all’università di Genova. Si trova con i suoi compagni, quelli dell’associazione di cui fa parte da tempo, con la quale ha condiviso anche altre missioni umanitarie. Ha chiamato casa, Claudia, ha detto di essere tranquilla confermando ai familiari che l’esperienza che vive nelle missioni è la più bella del mondo. Ora per ora aggiorna il suo profilo Facebook, arrichendolo di aneddoti vissuti con gli altri volontari. Proprio ieri Stefano Rebora, della stessa onlus, ha raccontato ad un’agenzia di stampa momenti di grande tensione. «Il console ci ha consigliato di andarcene il più presto possibile, ma non abbiamo interlocutori. L’intelligence ci ha detto che al Cairo non c’è nessuno che possa autorizzarci a partire». I quattro ragazzi sono chiusi in due stanze di una palazzina in centro ad Alessandria, a tre isolati dal consolato italiano. «Non usciamo la sera, lo facciamo solo per mangiare», hanno detto. Claudia ed i suoi amici volontari confermano di voler andar via dall’Egitto ma anche che, si legge sul social network, «il morale è alto».
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