Addio a Curzio Maltese: il giornalismo italiano piange un fuoriclasse
Storica firma di Repubblica, è stato anche europarlamentare Malato da tempo, continuava a scrivere per il quotidiano Domani
Mentre il mondo del giornalismo ancora piange la scomparsa di Maurizio Costanzo, se ne va un altro grande protagonista della stampa, Curzio Maltese, portato via da un male incurabile a soli 63 anni.
Era sempre magistrale, Curzio: che scrivesse di politica, di sport, di spettacolo, di cultura o di costume, lo faceva sempre con grande chiarezza e un acume ineguagliabile.
Un'intera generazione di lettori di Repubblica è cresciuta leggendo e riflettendo sui suoi editoriali, che scriveva offrendo sempre un punto di vista netto, mai banale, affilando la penna con il suo inimitabile stile di scrittura. Penna storica del giornalismo italiano, era uno dei più talentuosi professionisti cresciuti nel quotidiano diretto prima da Eugenio Scalfari e poi da Ezio Mauro, che oggi ne ricorda la grande passione.
Malato da tempo, ha continuato a scrivere fino a quando è stato possibile sul Domani. Lascia la moglie Paola e un figlio, mentre la sorella Cinzia, giornalista sportiva della Rai, morì precocemente nel 2002.
Nato a Milano in una famiglia operaia, era cresciuto a Sesto San Giovanni. Una carriera iniziata nelle radio libere lombarde e proseguita occupandosi di sport e cronaca per il quotidiano La Notte e per Il Corriere dello Sport. Il calcio, in particolare, fu tra le sue grandi passioni, almeno fino a quando iniziò a interessarsi in maniera più stringente di politica, negli anni dell'ascesa di Silvio Berlusconi. Fu tra i primi a capire che il Cavaliere sarebbe sceso in campo fondando un suo partito e lo avversò fieramente dalle pagine del giornale, contestandone il conflitto di interessi e non solo.
La sua passione si trasformò in militanza dal 2014 al 2019, anni in cui fu europarlamentare per la lista L'Altra Europa con Tsipras, prima di tornare al giornalismo. Scrisse anche su La Stampa, ma a Repubblica fu editorialista di punta dal 1995 al 2021. Per il settimanale Il Venerdì, si inventò una rubrica, Contromano, dove commentava i fatti del Paese. Amava scrivere di cinema, sua altra grande passione. Realizzò due documentari su Renzo Piano e Paolo Conte e fu autore per programmi di satira con Maurizio Crozza e Enrico Bertolino. Scrisse, in particolare, la trasmissione cult di Corrado Guzzanti Il caso Scafroglia.
Tanti i messaggi di cordoglio di colleghi, esponenti politici e gente comune che ricorda di essere cresciuta con i suoi editoriali. «Ciao Curzio Maltese, il giornalismo come talento e passione», scrive su Twitter Ezio Mauro, suo direttore a La Repubblica. «Pur provato dalla malattia, forte della sua passione civile e dell'amore della moglie Paola, si è impegnato fino all'ultimo per un paese più giusto», sottolinea il direttore del Domani, Stefano Feltri. «Curzio Maltese era un fuoriclasse, un artista del giornalismo, un amico meraviglioso, un proletario assetato di bellezza, cultura, giustizia, allegria. Averlo perduto così presto lascia affranti», commenta Gad Lerner. «Classe, talento, anni di impegno civile, di passione politica, di amicizia vera. Senza di te il nostro giornalismo è più povero», è il messaggio del direttore de La Stampa Massimo Giannini. «Non eravamo d'accordo su molte cose, magari su niente, ma la sua scrittura è stata tra le migliori della mia generazione», sottolinea il direttore de Il Giornale Augusto Minzolini. Tra i ricordi anche quello dell'amico Nicola Piovani. «Era una delle persone più intelligenti e libere da pregiudizi che ho incontrato», scrive. E anche una delle più oneste, generose e disinteressate. Sono doti che raramente vanno insieme».
«Che tristezza. Con Curzio Maltese ci lascia un uomo libero, con una scrittura raffinata e un pensiero sempre originale e attento. Mai scontato. Una grande perdita. Un grande abbraccio ai suoi cari» . Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta, mentre la candidata alla direzione del Pd Elly Schlein lo ricorda come «un amico con cui abbiamo condiviso anni di lavoro al Parlamento europeo, la cui penna fino alla fine ha contribuito in modo significativo e con grande intelligenza a stimolare il pensiero critico e la sinistra».
La Fnsi ricorda che era un «giornalista ruvido, come si dice a volte, scomodo. Come in fondo un giornalista deve essere, soprattutto se fa inchieste».