Addio a Gianni Testa, «il pittore dei cavalli»
Amico di Levi, Guttuso e Calabria, pluripremiato, l’artista avrebbe compiuto 88 anni il 23 ottobre
ROMA. È morto l’artista Gianni Testa, conosciuto per i suoi famosi dipinti che ritraggono i cavalli. Il pittore, che il 23 ottobre avrebbe compiuto 88 anni, è venuto a mancare la mattina di venerdì 11 ottobre a Roma. Lascia la moglie Mariagrazia, i due figli Chiara e Massimiliano, la sorella Lidia Testa Ceccarelli e il nipote Daniel Giannasca Testa, cui era molto legato. I funerali si terranno oggi alle 12, nella Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo a Roma. Conosciuto come il «pittore dei cavalli», l’arte di Testa va oltre questo stereotipo ed è caratterizzata da un cromatismo molto acceso e da figure eteree e turbinose che rimandano a generi pittorici che spaziano dal realismo all’impressionismo. Nato a Roma nel 1936, dopo gli studi superiori, si era iscritto alla facoltà di Architettura della Sapienza di Roma, ma dopo il biennio, superato a pieni voti, ha deciso di lasciare per dedicarsi completamente alla pittura. Ha frequentato poi i corsi della scuola di restauro alla Galleria Borghese, ha studiato e approfondito le tecniche usate dagli artisti nelle varie epoche per interpretare attraverso la raffigurazione della realtà quei sentimenti e quelle emozioni che lo hanno sempre affascinato, tanto che per un decennio si è dedicato quasi completamente al restauro. Successivamente è passato agli studi di scultura sotto l’egida del Maestro Bartolini e ha frequentato gli artisti Carlo Quaglia, Carlo Levi, Renato Guttuso, Ennio Calabria e più tardi Pericle Fazzini, dei quali è diventato amico. Proprio Levi, che aveva riconosciuto nelle sue prime opere un autentico talento, nel 1962 lo sollecitò a esporre in collettiva insieme a Quaglia, Guttuso, Mazzacurati e Domenico Purificato. L'interesse con il quale la critica nazionale ha accolto i suoi primi dipinti, oltre che le sculture, lo ha stimolato a proseguire la strada intrapresa, che si è rivelata nel corso degli anni piena di sacrifici e rinunce ma anche colma di successi e di traguardi brillantemente superati. Molti i premi, le mostre, le rassegne collettive cui ha partecipato, dalla Biennale Romana (sin dal 1968) alla Triennale di Milano e alla Quadriennale di Roma (sin dal 1975) e altrettanti i concorsi nazionali vinti fino al Premio alla Carriera consegnatogli da Sgarbi.