Campea: nel mio Macbeth la follia dell’ambizione
Il regista abruzzese racconta il suo film sulla tragedia di Shakespeare. Il 7 marzo la prima al Teatro Massimo di Pescara con tutto il cast in sala
Un lungometraggio che spazia dal cinema a teatro, fino all’opera musicale, in cui musica e immagini si fondono indissolubilmente per regalare allo spettatore «un’esperienza totale, in cui suoni e melodie plasmano la storia stessa». E’ “Macbeth - Neo Film Opera”, lavoro del regista e compositore di Popoli, Daniele Campea, che racconta una delle più celebri opere shakespeariane in modo innovativo. Il lungometraggio, presentato al 63° Festival di Taormina, sarà proiettato mercoledì 7 marzo al Teatro Massimo di Pescara, alle ore 21 (ingresso libero, fino a esaurimento dei posti). Alla proiezione saranno presenti Campea e il cast artistico e tecnico del film. “Macbeth - Neo Film Opera” è un’opera di “avanguardia audiovisiva” che vede una donna nel ruolo del re di Scozia: l’attrice Susanna Costaglione. Nel cast anche Irida Gjergji Mero, Franco Mannella, Claudio Di Scanno .La produzione è di Creatives e Fondazione PescarAbruzzo.
Del suo film Daniele Campea parla in questa intervista al Centro.
“Macbeth - Neo Film Opera” è stato presentato al Taormina Film Festival 2017. Com’è stata l’accoglienza?
E’ piaciuto molto. Il pubblico è rimasto colpito da uno stile che non si aspettava: l’unione dell’opera lirica con il cinema e l’aspetto teatrale ha meravigliato. Hanno apprezzato molto l’elemento di novità.
Le opere di Shakespeare sono ancora oggi molto attuali. Come nasce il suo “Macbeth”?
Nella mia rielaborazione sono partito dal tema sempre attuale dell’ambizione. Un’avidità che può riguardare beni materiali, ma anche di tipo emotivo, che conduce per forza di cose a perdersi. La versione che abbiamo dato alla luce riguarda soprattutto un aspetto psicologico di Macbeth: la follia che nasce dall’ambizione, che si agita all’interno della sua mente, una follia che non è esclusivamente legata al Medioevo e alla Scozia. Abbiamo preso i temi della follia e dell’ambizione e li abbiamo racchiusi in una sorta di incubo. La trama inizia nel modo più classico, ma poi la parte storica va sempre più sgretolandosi, lasciando spazio a quella più intima. Tutto ciò che ruota intorno a Susanna Costaglione è una sua proiezione.
Un “Macbeth” molto diverso rispetto a quelli a cui la tradizione ci ha abituati, interpretato da una donna. Perché questa scelta?
Susanna è un’attrice straordinaria. L’ho conosciuta diversi anni fa e mi sono innamorato della sua forza scenica. Riesce a trascendere anche il genere: ha straordinarie capacità androgine. Il progetto è nato prendendo spunto da “Immagini da Macbeth”, spettacolo teatrale diretto da Claudio Di Scanno, andato in scena nel capannone dell’ex Heineken di Popoli nell’estate del 2015, in cui Susanna interpretava Macbeth. Il lungometraggio ha preso spunto da “Immagini da Macbeth”, ma si è sviluppato in maniera completamente autonoma. Ho coinvolto parte degli attori dello spettacolo, come Irida Gjergji (Lady Macbeth). C’è Franco Mannella, direttore dell’accademia Arotron di Pianella, dove insegno, che interpreta Macduff. Claudio Di Scanno si è prestato come attore, interpretando il personaggio di Banco. Il resto del cast è formato da attori dell’accademia Arotron e dell’associazione teatrale Il Posto delle Fragole.
Quando è prevista l’uscita nelle sale?
In estate. Fino all’uscita ufficiale ci saranno anteprime mirate. Il film è stato girato e montato nel 2016, distribuito da Distribuzione Indipendente, con cui sono entrato in contatto lo scorso anno. La gran parte delle scene è stata girata all’interno dell’ex Heineken, che richiama scenari quasi apocalittici, post industriali. Non un castello nel senso classico del termine. Tutto ha una chiave onirica, tutto è molto stilizzato, stralunato e portato all’eccesso. L’obiettivo era quello di creare qualcosa che non fosse solo cinema, teatro o opera. Abbiamo giocato molto sulla potenza delle immagini, delle musiche, dell’interpretazione. E’ un ibrido tra le varie forze, molto ben coese. La musica è stata molto importante, ha aiutato a tenere insieme una omogeneità. Ci sono musiche di Verdi e, nelle parti più sperimentali, musiche composte da me. Ho cercato di dare un equilibrio tra queste due anime. Un’altra idea di base è stata proprio lavorare sui contrasti.
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Il regista Daniele Campea