De Gregori, ecco le mie canzoni più sconosciute
Venti concerti con la band all’Out Off di Milano Al debutto con lui sul palco Nannini e Pacifico
MILANO. È una dimensione intima, quella scelta da Francesco De Gregori per il calendario di concerti Nevergreen (Perfette sconosciute), una serie di live per soli duecento spettatori a serata, inaugurati martedì, che per venti appuntamenti vedranno il cantautore, accompagnato dalla sua band, salire sul palco del Teatro Out Off di Milano. Una sorta di grande sala prove, il piccolo teatro milanese, dove però le canzoni non sono da provare, perché già perfette così e collaudate nei decenni, anche se meno conosciute (se non proprio sconosciute) nel repertorio del cantautore romano, impegnato a portare in scena i suoi personaggi.
Pochi quelli celebri in un concerto che cambierà scaletta tutte le sere, Generale e Rimmel; tanti quelli nascosti, da Caterina ai ragazzini di L’uccisione di Babbo Natale. «Discreti figli di puttana», commenta De Gregori dal palco a proposito di questi ultimi due, protagonisti della favola gotica per musica e parole. E di commenti, l’autore di Caldo e scuro, I Matti e Gambadilegno a Parigi, nel concerto di chiacchiere ne fa molte, in un’inedita veste confidenziale, adatta all'occasione.
De Gregori si esibirà sotto gli stessi riflettori ogni sera, con una pausa ogni tre serate, fino al 23 novembre. «Oggi se non puoi scrivere “sold out” nella locandina dei concerti», scherza dal palco De Gregori, «sembri un fallito. Io per non rischiare ho scelto un teatro da duecento persone, per il tutto esaurito su tutte le sere. Racconto anche le canzoni che canto, perché molte appartengono al periodo in cui si diceva che la mia scrittura fosse troppo ermetica, che non si capiva». A scanso di fraintendimenti, è l'autore, per una volta, a spiegare le grandi linee che a suo tempo hanno guidato la penna, lasciando però il gusto dell'immaginazione a chi ascolta. «Di Quattro cani (che ha aperto il primo concerto milanese)», ha ricordato De Gregori, «si diceva che fosse dedicata anche a Patty Pravo, Venditti e al mio produttore di allora. In realtà la canzone nasce solo dal mio grande amore per gli animali».
Se Caldo e scuro è invece «la canzone che è meglio non ascoltare se si è sull'orlo di una anche minima depressione», Caterina è la canzone «che ho scritto per una ragazza a cui ho voluto molto bene. Cantava canzoni popolari e mi ha voluto come chitarrista». E poi ancora, in scaletta, I matti, Festival, scritta pensando alla fine amara di Luigi Tenco al Festival di Sanremo, Il cuoco di Salò e San Lorenzo. Per una versione inedita e ricercata del repertorio costruito in tanti anni carriera.
Poco esibito, forse conservato per le occasioni come quella di questi concerti per pochi. Pochi e attenti. Gino Pacifico entra in scena sulle note di Alice. «Ho raccontato a Francesco di aver imparato a suonare la chitarra con le sue canzoni», ha spiegato Pacifico, «e lui si è rammaricato perché avrei potuto imparare suonando Jimi Hendrix».
E con Pacifico, De Gregori sta anche incrociando la penna in questo periodo, tra esperimenti e nuove canzoni. Una di queste ha preso il titolo di Baby blue, ispirata al dylaniano mondo del folk rock nordamericano. Un inedito che è piaciuto anche a Gianna Nannini, che non poteva mancare sul palco dell'Out Off per suonarla insieme ai due amici e colleghi. Poi Gianna rimane, per cantare insieme a De Gregori anche la sua America e una versione di Diamante.
«Suonare dal vivo», racconta ancora De Gregori dal palco, «significa sentire il suono vero degli strumenti che viaggiano nell'aria». E i suoni sono quelli di una band d'eccezione, con Guido Guglielminetti al basso, Carlo Gaudiello al piano, Primiano Di Biase ad Hammond e fisarmonica, Paolo Giovenchi e Alessandro Valle alle chitarre, Simone Tallone alla batteria e Francesca La Colla ai cori.
Buonanotte fiorellino chiude la serata e il pubblico, sindaco di Milano compreso, ringrazia e si alza, per ballare sulle note di un valzer notturno.