GABBANI A ROSETO: «CREDO NEL VALORE DELLE MIE CANZONI»
Il cantante toscano martedì al Fonte dell’Olmo: «Abruzzo posto splendido, adoro gli arrosticini»
ROSETO. Le canzoni e il sorriso di Francesco Gabbani apriranno l'ottava edizione di Emozioni in Musica, in programma dall'1 al 3 agosto allo stadio "Fonte dell'Olmo" di Roseto. Il suo concerto (in programma martedì alle 21.30) si propone come una combinazione tra le ultime proposte musicali e i due nomi sacri che completano la kermesse: Pfm e Al Bano, in scena rispettivamente mercoledì 2 e giovedì 3. Il cantautore toscano porta a Roseto una delle tappe del suo "Ci vuole un fiore tour", che precederà il concerto-evento "Carrara - Finalmente a casa" nella sua città il 9 settembre, giorno del suo compleanno. Sul palco sarà accompagnato a Roseto dalla sua band composta da suo fratello Filippo Gabbani (batteria), insieme a Lorenzo Bertelloni (tastiere), Giacomo Spagnoli (basso) e Marco Baruffetti (chitarra). Per l'occasione presenterà dal vivo anche il nuovo singolo "L’abitudine", attualmente in rotazione radiofonica, oltre a riproporre naturalmente i successi quali "Amen", "Viceversa" e "Occidentali's Karma". Gabbani, vincitore a Sanremo nel 2016 fra le "Nuove Proposte" e nel 2017 fra i "Big" (unico artista nella storia del Festival ad aver trionfato in entrambe le principali categorie in due edizioni consecutive), è inoltre reduce dal successo come presentatore dello show "Ci vuole un fiore", ideato per sensibilizzare il pubblico sui temi ambientali e dell’ecosostenibilità, in onda in due serate il 14 e 21 aprile su Rai Uno.
Gabbani, le sue recenti esperienze televisive, tra cui anche la sua partecipazione al concertone del “Primo maggio” di Roma, hanno messo in luce, qualora fosse necessario, il suo carisma come intrattenitore, oltre che come musicista. È consapevole di questa dote?
«Si tratta di una caratteristica naturale che ho scoperto di avere anno dopo anno. Un'attitudine a muovermi sul palco tutt'altro che forzata. Mi viene spontaneo, una volta davanti al microfono, cercare di coinvolgere il pubblico, come se le mie mani potessero protendersi in avanti fino a toccare gli spettatori. Parliamo di qualcosa su cui non ho mai ragionato più di tanto. Però a quanto pare qualcuno ha notato queste mie qualità e mi ha proposto di fare uno show di intrattenimento in prima serata. Non sono andato io a cercarmelo».
Le sue canzoni si propongono come un ponte fra più generazioni, dai bambini che cantano le hit agli adulti che si riconoscono nei messaggi lanciati da alcune strofe. Come orienta, alla luce di questo, le sue scelte autoriali?
«Porto avanti in maniera naturale, spontanea, anche i processi creativi. Cerco un valore dalle mie canzoni che deriva dalla descrizione o dalla critica della società del nostro tempo, alla luce dei valori universali della vita. E per capire queste dinamiche non esiste un'età. Mi fa piacere che anche tanti adolescenti ritrovino nelle mie canzoni una riscoperta del senso della vita. Allo stesso modo, persone di mezza età arrivano a tirare delle somme quando hanno bisogno di farlo. Sono felice di dividere la scena con Pfm e Al Bano, ma anche di rapportarmi con le nuove generazioni di interpreti».
Non trova che ci sia un calo di qualità nell'offerta musicale degli ultimi anni?
«Vengo da una famiglia di musicisti e sono abituato ad ascoltare di tutto, dal jazz, rock, funky, classica e soul. Non mi va di esprimere un giudizio sulla musica contemporanea. Certo è che se qualcuno - come lei che mi sta intervistando - registra un decadimento, questo lo si deve probabilmente all'appiattimento di concetti che viviamo nell'era del web liquido, in cui è tutta una ricerca dell'effetto immediato (pensiamo alla velocità dei social network e a quanto i loro prodotti siano effimeri) senza avere tempo e modo di approfondire».
Ha qualche ricordo in particolare legato all'Abruzzo?
«Tanti concerti in posti meravigliosi e delle belle mangiate di arrosticini, come quella volta a Termoli. Sì, lo so che Termoli sta in Molise, ma gli arrosticini erano autentici abruzzesi».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Gabbani, le sue recenti esperienze televisive, tra cui anche la sua partecipazione al concertone del “Primo maggio” di Roma, hanno messo in luce, qualora fosse necessario, il suo carisma come intrattenitore, oltre che come musicista. È consapevole di questa dote?
«Si tratta di una caratteristica naturale che ho scoperto di avere anno dopo anno. Un'attitudine a muovermi sul palco tutt'altro che forzata. Mi viene spontaneo, una volta davanti al microfono, cercare di coinvolgere il pubblico, come se le mie mani potessero protendersi in avanti fino a toccare gli spettatori. Parliamo di qualcosa su cui non ho mai ragionato più di tanto. Però a quanto pare qualcuno ha notato queste mie qualità e mi ha proposto di fare uno show di intrattenimento in prima serata. Non sono andato io a cercarmelo».
Le sue canzoni si propongono come un ponte fra più generazioni, dai bambini che cantano le hit agli adulti che si riconoscono nei messaggi lanciati da alcune strofe. Come orienta, alla luce di questo, le sue scelte autoriali?
«Porto avanti in maniera naturale, spontanea, anche i processi creativi. Cerco un valore dalle mie canzoni che deriva dalla descrizione o dalla critica della società del nostro tempo, alla luce dei valori universali della vita. E per capire queste dinamiche non esiste un'età. Mi fa piacere che anche tanti adolescenti ritrovino nelle mie canzoni una riscoperta del senso della vita. Allo stesso modo, persone di mezza età arrivano a tirare delle somme quando hanno bisogno di farlo. Sono felice di dividere la scena con Pfm e Al Bano, ma anche di rapportarmi con le nuove generazioni di interpreti».
Non trova che ci sia un calo di qualità nell'offerta musicale degli ultimi anni?
«Vengo da una famiglia di musicisti e sono abituato ad ascoltare di tutto, dal jazz, rock, funky, classica e soul. Non mi va di esprimere un giudizio sulla musica contemporanea. Certo è che se qualcuno - come lei che mi sta intervistando - registra un decadimento, questo lo si deve probabilmente all'appiattimento di concetti che viviamo nell'era del web liquido, in cui è tutta una ricerca dell'effetto immediato (pensiamo alla velocità dei social network e a quanto i loro prodotti siano effimeri) senza avere tempo e modo di approfondire».
Ha qualche ricordo in particolare legato all'Abruzzo?
«Tanti concerti in posti meravigliosi e delle belle mangiate di arrosticini, come quella volta a Termoli. Sì, lo so che Termoli sta in Molise, ma gli arrosticini erano autentici abruzzesi».
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